domenica 13 dicembre 2009

Karate - Tameshiwari - Cosimo Spedicato. 8° Dan

Il Karate Shotokan della vecchia scuola. Anche l'unica.
Il Maestro Spedicato ha 64 anni e pratica il Karate da 40. E' 8° Dan e la sua discende dalla Scuola di Shirai, di cui è allievo diretto.

Storie di Qualcuno



Quando un mesetto e mezzo fa scrissi QUESTO pezzo sul blog non avevo immaginato i tanti tipi di reazione che quei piccoli editori a cui, in linea generale, facevo riferimento, avrebbero avuto.
Potete leggere tutto il pezzo e godervi anche qualche piccola schermaglia della redazione Cagliostro EPress tra i commenti.
Se volete un riassunto, invece, eccolo qua:

il sottoscritto asseriva che in Italia alcuni editori un pò furbini e un pò birbantelli producono albi a costo basso (e fin qui niente di male), sfruttando giovani scribbacchini e matitai (e fin qui, a mio avviso e all'avviso degli scribbacchini e dei matitai, niente di male), e talvolta anche autori di fumetti (e fin qui niente di male), vendendoli poi a un prezzo alticcio dal mio punto di vista di negoziante (e fin qui niente di male, dato che personalmente non li acquisto). Insomma, rendevo noto, per chi non lo sapesse ancora, che le cose per alcuni "vanno così".
E lo facevo con sarcasmo e battutine spicciole, di modo che anche questi editori, ma sopratutto quelle persone che allegramente non capiscono di essere sfruttate, le potessero capire.

E' cosa risaputa su internet che i lettori di un blog/forum/sito si dividono in due categorie: quelli che leggono con interesse i vari interventi, e quelli che li leggono tanto per vedere "che cazzo ha scritto oggi sto coglione". Infatti io leggo sempre il sito di Giorgio Messina (Editore di Cagliostro EPress) e lui legge sempre il mio blog.

Insomma nei commenti al pezzo viene fuori che la Cagliostro EPress si è sentita tirata in ballo.
Il che non fa neanche tanta stranezza, dato che pratica la maggior parte delle cose da me citate nell'articolo. Ah, se non conoscete l'editore e le sue pubblicazioni, è o perchè frequentate le fumetterie, o perchè non vi ha ancora minacciati di querela. Ad ogni modo non vi siete persi nulla.

A farla breve, si incazzano.
Non lo so perchè esattamente, dato che tra tutti gli intervenuti, nessuno ha negato *nulla* di quanto da me scritto (e che comunque non ho fatto il loro nome), anzi, hanno esordito confermando più o meno tutto. L'editore in persona non interviene. Non in quel momento almeno. In compenso intervengono diversi esponenti della premiata ditta: quelle persone che -PEEEEEEM- lavorano gratis e che, offesi dalla mia persona, che nell'articolo punta il dito nei confronti di quegli individui che li fanno, appunto, lavorare GRATIS (godendo dei vantaggi economici che ne derivano) prendono le difese di quella persona che *nel loro caso* (ovvero, all'interno della Cagliostro EPress) non li paga.

Bene.
Oggi vengo a conoscenza di un blog che paracula (scusate il termine: effettivamente "blog" è un'esagerazione) Storie di Nessuno, ovvero il blog che state leggendo adesso.
Si chiama Storie di Qualcuno. Quel qualcuno ovviamente sono io.
Non vorrei sbagliarmi, dato che il coraggioso autore resta "anonimo", ma il link me lo ha segnalato Giorgio Messina stesso, sul suo sito.

Tornando all'articolo su in cima, QUI c'è la satira pungente stile Bagaglino, fatta di nascosto, per denigrare chi dice il vero (dato che, ripeto, tutti mi hanno attaccato, ma nessuno ha detto che quanto ho scritto è falso, anche perchè, appunto, è vero) piuttosto che affrontarlo e argomentare. Dato che poi sono anche coraggiosi, si chiamano tutti "Anonimo".
Anonimo è chi disegna. Poi c'è Anonimo, che posta. Poi Anonimo commenta, quindi Anonimo risponde al commento. Intanto Anonimo insulta un pò, quindi Anonimo gli da una pacca sulla spalla. E poi ci sta Anonimo, che chiede ad Anonimo come divulgare il blog, quindi Anonimo lo conforta "devi attendere: è ancora tutto in fase embrionale".

Insomma, questi Anonimi coraggiosi aspettano un mio post (come questo per esempio) poi prendono le battute e le stroppiano, ne cambiano le parole chiave, di modo che le possano capire anche loro, e quindi se la ridono.




Comunque, se la pubblicasse, sarebbe la migliore produzione della Cagliostro Epress.
E non potrebbe essere altrimenti, dato che le battute sono mie.

mercoledì 28 ottobre 2009

Calcio Balilla e 10 palline



Ho comprato questo giocattolino per regalarlo a mio padre.
Da bambino feci l'errore di promettergli che prima o poi sarei riuscito a regalargli una Ferrari. Ad ora non ho i soldi nemmeno per lo spumante.
Ho pertanto deciso che questa promessa avrei dovuto mantenerla.
Per la casa nuova, ti regalo un biliardino.

Ha le gambe di ferro scatolato di spessore 1,5 mm , con traversa saldata, tappo sottostante che serve a mantenere fermo il calcio balilla e a proteggere il pavimento da graffiature e abrasioni. Le saldature sono effettuate a filo continuo, le gambe sono verniciate a forno con vernici particolari antigraffio, la staffa di fissaggio di queste gambe è particolarmente estesa per dare una maggiore superficie di presa alla gamba, in modo da annullare le oscillazioni.

Le aste sono da 18 mm di diametro, il tubo è stato opportunamente trattato per poter resistere alle intemperie con una cromatura a triplo spessore e relativi trattamenti galvanici per aumentarne la tenuta nel tempo. Inoltre le aste hanno subito una lavorazione meccanica per poter accogliere lo stampaggio degli ometti che sono stampati direttamente sull'asta .

Gli ometti sono di materiale plastico pressofuso ad alta resistenza meccanica. Manopola in plastica stampata. Le boccole di scorrimento sono con cuscinetto a sfere integrato, la cui gabbia esterna è in ferro, le sfere in acciaio e la boccola di scorrimento in materiale plastico auto lubrificante a bassissimo coefficiente di attrito.
Il mobile è completamente costruito in multistrato di pioppo laminato con spessore del laminato di 1,2 mm.

L'angolare di fissaggio del mobile è un estruso di alluminio appositamente studiato per garantire la massima tenuta meccanica delle parti in legno e garantire le giuste doti di flessibilità e stabilità del mobile .

In più, ci sono 10 palline.

Mi è costato 380,00 euro.
Spero di poterci giocare a lungo.
Con papà.

Essere Editori Oggi: il Banco Vince Sempre



Mettiamo che leggi fumetti.
Non sei un buon scrittore, non hai capacità artistiche particolari, non hai mai fatto il commerciante. Potresti fare il traduttore, ma se ci lavori difficilmente ci campi, è per questo che hai un altro lavoro. Per pararti il sederino mentre porti avanti altri hobby.

Però ti piacerebbe, nonostante tutto, lavorare nel settore del fumetto, perchè tu lo ami, tu lo hai "a passione". Non gusto, non sappiamo se lo hai, ma passione.
Facciamo che ti convinci che pane e passione sia un'accoppiata vincente tipo Gianni e Pinotto, o cartone e McDonald. Cosa potresti fare allora?

Chiaro, l'editore.
Editare ci vuole poco. Un giornalista che metta il nome e un posto presso cui stampare.
Non ci vuole poco a fare l'editore, sia chiaro. Quella è altra cosa.
Bene, allora facciamo gli editori di fumetti, ma facciamolo per bene.
Per passione.
Guarda quanti ce ne stanno in giro. Ci sta il cretino, l'idiota.
Il
mangiamerda, e ci sta pure quello che prima faceva lo scribbachino presso quell'altro fallito. Cosa hanno loro più di te?
Niente. E' questo il problema.
Non hanno niente più di te. E tu non hai nulla più di loro.
Comunque a un editore giovane gli si perdona di tutto, figuriamoci.

Prima mossa: guardare il giardino degli altri.
Seconda mossa: non fare niente di diverso dagli altri. Se ci fosse stato bisogno di agire diversamente, lo avrebbero già fatto i tuoi predecessori, no?
Tranne il mangiamerda ovviamente, lui è editore solo perchè è amico di Caio.
Quindi se nessuno fa manifesti e locandine per le Fumetterie, non farli nemmeno tu, e se qualcuno dovesse chiederti spiegazioni, digli che le fumetterie non li vogliono. Se ti dovessero cheidere "e perchè non li vogliono?" rispondi pure con fermezza "perchè sono idioti, no?". Effettivamente, altrimenti non avrebbero aperto una fumetteria. Tanto più che pare (pare) che una volta, tanto tempo fa, in una lontana cittandina del kentaky, qualcuno (qualche editore) abbia fatto un'indagine di mercato (si dice così, vero?) da cui è venuto fuori che le fumetterie non vogliono i manifesti. E che i librai sono idioti.
Ah, nota a margine. Se ti dovessero chiedere "e rifarla oggi tale indagine?" rispondigli pure a tono. Improvvisa.
Inventa qualcosa.
Tipo che se la prendono con te perchè sei piccolo e vali poco, mentre con i grossi editori non fanno mai la voce alta. Troppo patetico?
Ok, allora digli è stata fatta di recente e che quando ti hanno chiamato tu eri al cesso e non hai risposto. Maleducato.
Oppure buttala sul religioso. Spiegagli che è una cosa tipo la discesa in terra del Signore, che è avvenuta migliaia di anni fa e che ora nessun deve rompere il cazzo a riguardo.

D'altra parte se tutti questi ragionamenti fossero errati il mercato del fumetto mica sarebbe così vivido. Mica.
Cazzo, contiamo ben 200 fumetterie in Italia, eh? Se ci conviene nel discorso, che se qualcuno vuole far polemica, all'occorrenza puoi sempre dire che sono anche 350.
400? Va bene quattrocento, tranquillo, pago io.
A proposito, quante copie vuoi tirare?
Cinquecento? Mille?
Non è che sono troppe, no? In Italia siamo solo sessanta milioni di persone. Dove li trovi 1000 disperati che ti acquistano 'sto fumetto di merda solo su 60 MILIONI di persone? Dai, tirane solo cinquecento di copie e ci stai pure largo, o finisce che le altre 500 ce le tirano addosso a noi.
Chiaro però che se stampi 500 copie in croce il prezzo poi sale che se no, il punto di pareggio, il gol fuori casa, la squadra del cuore, ecc.
Dai dieci euro in sù. Non è male dai. I 100% Marvel della Panini costano 18 euro, perchè il tuo fumetto gnappo non può costarne 10?
Ah già. Perchè fa cagare.
Allora è meglio puntare tutto sulla qualità.

L'idea è questa: puntare sulla qualità. Qualità è la parola d'ordine.
Bene, cosa serve per dare qualità a un'opera?
Autori capaci, bravi ed esperti. Esatto.
Aspetta un attimo però. Ma sbaglio o gli autori capaci, bravi ed esperti vogliono essere pagati?
...
...
...
Cazzo, bel problema questo.
Però che merde. Sono mercenari sti autori. Come dici? Si dice salariati? Ma il salario non si da alla gente che lavora? Questi fumetti fanno. Uff, si vede che non lo amano il mezzodicomunicazionefumetto.
Mica lo fanno per la passione loro. Mica.
Mercenari.
E ingrati. Non basta che gli dai lavoro, pure pagati vogliono.
Strana gente sti artisti.

Comunque hai avuto un'idea.
Prendi giovani leve, talentuosi ragazzi, autodidatta o usciti da qualche scuola di fumetto, gli riempi la testa di idiozie e li fai lavorare gratis per te.
Le tech segrete saranno:
1) Hai talento, ma devi fare gavetta.
2) Le fumetterie sono gestite da idioti che non apprezzano il tuo lavoro. Colpa loro se non vedrai un euro.
3) Odiali anche tu.
4) Dai, che così fai curriculum!

Ottimo piano.
Aspè, cos'è che dici? Se affidi tutta la tua linea editoriale a giovanietalentuosi autori verrà fuori solo un sacco di merda come quello delle Edizioni XXXXX?
Capisco. Niente, passo indietro. Cancella la parola "qualità".
Quantità
. Quantità sarà la nuova parola d'ordine.
Merda.
Ma tanta, a fiumi, anzi no, abbondiamo, a mari. Un mare di merda dove puoi nuotare.
"Quantità". Senti come suona bene. Che poi la quantità è sinonimo di un mercato vivido, eh?

Bene. Stampate cinquecento copie. Ora sei l'editore più figo del tuo condominio. Ora dimmi qual'è il piano che attuerai per venderle.
Perchè diciamoci la verità: non sarà facile sbolognare ettolitri di fagotto fumante.
Non hai un piano. Lo sapevo.
Le fumetterie no di certo. Stupide non sono, anche se bisognerà dire in giro che sono idioti proprio per il motivo per il quale dimostrano di non essere stupidi. Ovvero, non compreranno il tuo fumetto.
Le librerie di varia, se ci vai, ti fanno una risata in faccia e poi ti cagano a spruzzo.
L'unica sono le fiere di fumetto. Ce ne sono tante, in tutta Italia.
Sono organizzate da chi per il fumetto ha la passione, mica da mercenari, e come te che sei editori loro saranno organizzatori. Con la stessa identica capacità dell'ultimo arrivato.
Anche dopo dieci anni di esperienza avranno la tua stessa capità dell'ultimo arrivato. Che bella l'evoluzione. Speriamo non ti ci vorranno svariati milioni di anni per migliorare, per diana!
Bene per le fiere di fumetto per passione, allora.
...
...
...
Eheheheh.
Ci stavate credendo, eh?

Col ciufolo che si va alle fiere di fumetto organizzate da nerd, tu sei un Editore, cazzo, e andrai solo a quelle fatte con i controcoglioni.
Quella fatta con i controcoglioni.
Lucca Comics. Lì riuscirai a vendere anche 50 copie di quelle 500 stampate.
A proposito, cosa hai stampato?
Una rivista.
Una RIVISTA?

Cazzo, ma sei scemo? Riviste come Frigidaire, Mostri, L'Intrepido, Monello, hanno chiuso DECADI fa, e tu stampi una rivista?
Come dici?
Loro avevano grandi autori come Pratt, Pazienza e Scozzari e tu invece hai i giovanitalenti?
Quindi queste riviste avrebbero chiuso battenti proprio perchè avevano grandi autori e tu invece farai i soldini perchè hai ste vie di mezzo tra uno scribacchino e un matitaio?
Aspè, sentiamo un pò sta storia che mi interessa.

[La parola passa al giovane Editore]
Caro HulkSpakk, tu pensi troppo in piccolo.
Ascolta e capirai che il mio piano è geniale.
Io possiedo una stampante laser potente, di quelle che spaccano i culi. Faccio stampe a casa, tra un caffè e il mio lavoro vero. Stampare, mi costa un cazzo.
Poi affido a un tizio che conosco poco e niente ma che mi sembra volenteroso, il compito di reclutare gente che spacceremo a sè stessi e agli altri come autori. Inesperta, è vero e diciamoci la verità, non per forza capace. Ma non è importante questo. L'importante è che non si faccia pagare. E non hai idea di quanti disperati ci sono in giro, che si prostituirebbero per un minuto di gloria, pronti a bere piscio per un pò di fama. A decine.
Un grafico lo si trova sempre che lavori gratis, certo il risultato è quello che è, ma tutto è in proporzione, quindi poche storie. Risparmio anche qui.
Una volta stampate le copie della rivista, altro che Frigidaire, con i suoi autori, e i problemi di vendita. A me basta aspettare che gli autori stessi (che non pago) vendano a parenti e amici quelle 4/5 copie a testa.
Pensaci: bastano 8 autori per numero per assicurarmi una quarantina di copie vendute. Altre 30/40 copie tra tutte le fiere ridicole che trovo in zona, e una 60na a Lucca Comics. Sono 140 copie già vendute e ancora non ho fatto nulla.
Poi tieni presente che stampo tante copie quante sono le richieste, grazie a questa stampa laser e i costi sono completamente abbattuti.
Quanto credi che mi costi un albo che metto in vendita a 10 euro? Un euro, un euro e mezzo.
Il mese dopo gli autori girano, quindi il gioco riprende ed è sempre vivo.
Fatti tu un pò i conti.
E mi risparmio anche tutte le menate della promozione in fumetteria e nelle librerie di varia.
Il banco vince sempre cocco, svegliati.


[Nota a margine di HulkSpakk]

C'è un altro aspetto in tutto questo disquisire che vede coinvolti questi giovani autori.
Se si lavora senza retribuzione, è ovvio, che presto o tardi (in genere presto) la qualità del prodotto sarà bassa, come è ovvio che se un editore si fa la nomina di avere produzioni scadenti, spesso proprio perchè gli autori coinvolti sono quelli che sono, fare "gavetta" sarà solo una zappa sui piedi. Gli altri editori, potrebbero vedere nella frase "ho lavorato per X" un'ammissione di incapacità.
Scegliete con cura i vostri alleati e se quando ci uscite insieme sentite odore di merda, bè, o siete voi o sono loro.

lunedì 5 ottobre 2009

I Teletubbies non finiscono mai



(ovvero: "chiamalo capolavoro, tanto non capisce")

Sommersi da centinaia di nuove proposte che ogni mese cercano (molto spesso senza riuscirci) di invadere le fumetterie, capita a volte ad alcuni lettori di non riuscire a districarsi e a capire quale sia il fumetto da acquistare e quello da evitare. Anche perchè i soldi sono quelli che sono e non è che tutto sia poi davvero questa gran lettura che ci viene promessa.
Come fare?

Bè, basta trovare qualcuno che ti indichi cosa è veramente di valore e cosa no.
Ci si potrebbe rivolgere al negoziante e vedere cosa offre e cosa ha letto tra ciò che ha avuto la forza di acquistare. O magari consultare una rivista, meglio ancora due.

Ci sono due riviste nello sbaragliato mondo dell'editoria a fumetti e si chiamano Mega e Anteprima.
Queste riviste è pensata per i commercianti, quei negozi che acquistano i fumetti e poi li espongono per venderli: le fumetterie. Ma queste riviste è fatta anche per chi i fumetti li compra e poi, volendo, li legge: i lettori, clienti delle fumetterie. Ma dato che queste sono davvero potenti sono fatte anche per chi i fumetti non li legge, ma si accontenta magari di strapazzarsi un pò l'attrezzo con qualche cosplay vestita dal suo amico immaginario: i/le cosplay.

Ma non divaghiamo.
Vediamo quali sono i capolavori, gli albi che rilanciano quale serie, le testate nominate a cosa, i fumetti che hanno vinto che, gli autori che presentano chi, gli editori che editano quando, e tutti quei titoli cult annunciati questo mese e che usciranno a Novembre '09.
Quanti saranno mai? Una manciata.

E poi ci si può fidare, tanto sono fumetti e quindi in questo mondo di fantasia tutti sono onesti e dicono la verità, specialmente gli editori che scrivono i comunicati promozionali per queste due riviste. Sono certo che vi convinceranno come hanno convinto me.
Come esempio prendo Mega 147. Non me ne vogliano i lettori di Anteprima, ma non mi sono rimaste copie questo mese e quindi non posso passarla in analisi. Vi basti sapere che all'appello manca solo la Panini Comics che ha presentato il volume Kick Ass (pag 35 di Anteprima 217) con "Spacca. Dio mio come spacca il ritorno di Mark Millar". Gli altri editori dovrebbero esserci tutti, anche se non li cito esplicitamente.

Ecco qui la lista degli albi da prendere secondo i comunicati:

Superman/Batman: Nemici Pubblici (pag 25). Gli autori sarebbero "La coppia che ha rivoluzionato e portato nel ventunesimo secolo" Superman.
Lucifer n° 3 (pag 32). La serie è "nominata agli Eisner Award".
Scalped n° 4 (pag 33). La serie è "nominata agli Eisner Award".
Terre D'Ombra (pag 37). "Avventura allo stato puro e illustrazioni che vi lasceranno senza fiato".
Gil Jourdan n° 1 (pag 40). Questo fumetto è "indispensabile per ogni vero appassionato di fumetti".
L'Appartamento n° 2 (pag 43). Qui si vola. Si tratta di un "super manhwa" per un "puro terrore che avverti nell'attimo in cui volti le pagine"
Enni'S Battlefield (pag 53). Questa serie di guerra "di successo" è "finalmente in Italia".
Mi vergogno da Morire (pag 54). Dell'Autrice "superstar Hinako Takanaga". Mai sentita. Ah, dimenticavo: "Only for girls!!!"


Le Situazioni di Lui & Lei 5 (pag 61). Sapete cosa torna in italia? "lo shojo che ha consacrato anche in Italia" l'autrice che, ricordatevelo se mai pubblicherà ancora, è "al massimo dell'ispirazione".
Fruit Basket Box 4 (pag 61). "Lo shuojo manga più amato". Altro che Le Situazioni di Lui e Lei.
I Misteri della Luna Rossa 1 (pag 64). "Stupenda".
Holmes (pag 65). "Una delle migliori serie di BD dell'ultimo decennio"
Valerian e Laureline (pag 65). "Saga di fantascienza più importante della BD" nonchè "pietra miliare del fumetto mondiale".
The Haunt Of Fear (pag 66). "Imperdibile".
Diario Semiserio di Un Fumettista (pag 66). "Finalmente in Italia". Perchè, è già stata pubblicata all'estero?
Il Collezionista di Sogni (pag 67). "un altro grande classico".
Fragola e Cioccolato (pag 70). Il libro "è diventato un caso editoriale in Francia" dato che "breve tempo" ha venduto "30.000 copie".
Apocalypso (pag 70). "Imprescindibile".
Casanova 1 (pag 75). "Quello che avreste sempre desiderato dal fumetto USA". Mica cazzi.
Fragile 2 (pag 75). "Già pubblicata con successo in Francia e negli USA".
Papa Nazingher (pag 78). "Destinato a diventare un cult". Dove? Ovvio, "nel mondo".
Wet Moon (pag 79). "Acclamata serie".
Incubi (pag 85). "Un autore che lascerà il segno nel fumetto italiano".
Antonio Rubino Gli Anni del Corrierino (pag 87). "Primo grande Maestro".
Tex Willer Minifumetti (pag 89). "I più grandi 8 albi speciali di Tex".
I Mitici Numeri 1 Minifumetti (pag 89). "Gli otto numeri 1 dei più grandi fumetti italiani"
Essay Comics (pag 96). Di Yuki Urushibara, "l'acclamata autrice di Mushishi". Mai sentita e mai sentito. Ah, l'albo verrà distribuito prima "in esclusiva, a Lucca Comics" e solo "successivamente in fumetteria!". Se non è un punto a favore questo...
Mushishi 1 (pag 96). "Assolutamente imperdibile".
Detective Conan 58 (pga 96). "Assolutamente sconvolgente".
Inuyasha New Edition 1 (pag 96). Ristampa "a grandissima richiesta". Di chi??? Ah, si tratta di "uno dei manga più celebri degli ultimi anni".
Fate/Stay Night 7 (pag 97). "Colpi di scena mozzafiato".
Perfect Girl 14 (pag 98). "Divertimento assicurato". E se non mi diverte? Parlatemi dell'assicurazione...
Le Bizzarre Avventure di Jojo 2 (pag 98). "A grandissima richiesta", "occasione imperdibile", "tutto per voi".
Gundam Origini 18 (pag 99). "Acclamato autore".
Agenzia Incantesimi 5 (pag 96). "Da non perdere".
Whiteout: Melt (pag 100). "Saga decorata con il premio Eisner".
L'Era dei Titani (pag 100). "Più rivoluzionario di Gundam, più adrenalinico di Mazinga, più visionario di Evangelion". Mi è venuto in mente Roberto Benigni: Nonna Papera sulla Luna! Berlusconi Presidente!
Torpedo 1/5 (pag 100). "Saga imperdibile". Su questo sono daccordo :)
Bacchus n. 8 (pag 100). "Il capolavoro di Eddie Campbell".
Lucca Project Contest (pag 100). "I migliori fumetti della prossima generazione".
Kobato 1 (pag 101). "Delicato, emozionante, coinvolgente e con dei disegni INCREDIBILI". Questo pare dobbiate comprarlo dato che "non può mancare nella libreria di ogni CLAMP maniaco". Yeah. "Edizione da urlo".


Wild Adapter 1 (pag 101). "Autrice della serie culto Saiyuki".
Wolf Guy 3 (pag 101). "Tratto da una serie di romanzi di successo".
Keiji 2 (pag 101). "Celeberrimo capolavoro".
Blade Of The Phantom (pag 101). "Uno dei migliori manga dell'anno".
Cyborg 009 (pag 101). "Finalmente" e "Un titolo che non può mancare nella collezione di ogni vero manga fan".
La Corda D'Oro (pag 101). "Uno dei titoli di punta della rivista La La".
Dottor Voodoo (pag 103). "Finalmente".
Demon Diary (pag 103). "Exploit negli Stati Uniti e in Germania, dove ha raggiunto la posizione n° 1 in classifica vendite" e "manhwa bestseller".
Steve Canyon 9 (pag 105). "Vogliamo parlare di avventure? Vogliamo parlare di classici? Vogliamo parlare di grande fumetto di guerra?" No.
Steve Canyon 9 (pag 105). "Un classico imprescindibile del fumetto di tutti i tempi".
Butterfly On The Air (pag 105). "Dal best seller del celebre scrittore cinese".
One Piece - DVD Collection 1 (pag 106). "Un evento a dir poco eccezionale".
Morgan La Sacra Ruota 1 (pag 106). "Un vero e proprio oggetto di culto", "Eccezionale miniserie", "Grandi autori per una grande storia".
La Spada di Paros 1 (pag 106). "Una clamorosa opera".
Blazer Drive 2 (pag 107). "Una nuova ed esplosiva miniserie".
Shadow Skill (pag 107). "Una roboante e fantastica miniserie".
Psycho Busters 3 (pag 108). "Finalmente".
Exaxxion 3 (pag 108). "Finalmente".
Breack Blade 3 (pag 109). "Fantastica".
Bambole di Carne (pag 111). "Vincitore del Premio Ayaak" e "finalista al Premio Micheluzzi".
Chameleon Army (pag 112). "Dall'osannata autrice".
King Of Thorn 1 (pag 112). "Premiato in America dalla YALSA come una delle dieci Migliori Graphic Novel per ragazzi".
Gwi 5 (pag 112). "Elettrizzante".
Sherwook Comix (pag 113). "La creme de la creme degl fumetto nostrano". Mica cazzi.
Custer (pag 115). "Finalmente".
Caballeros (pag 115). "Finalmente".
Ali eroiche (pag 115). "Intrattenimento allo stato puro".
Note di viaggio (pag 117). "Imperdibile".
Tutto ricominciò con un'estate indiana (pag 117). "Finalmente".

Mi chiedo: ma davvero credono che noi poi ci crediamo? ._.
A me sembra che chi scrive questi comunicati veda il lettore medio più o meno così:



Ora, prima di scadere in inutili polemiche e nel tentativo di non farmi fraintendere, e soprattutto di evitare che i più permalosi si offendano, vorrei dire che *senz'altro* in questo lungo elenco ci sono opere di valore e *senz'altro* alcune di queste eventuali letture sono davvero belle e in alcuni casi imperdibili.
Ma il punto è che è impossibile che i lettori credano a questo lunghissimo elenco di promesse, e che quindi il risultato sperato sia raggiunto, per tre validissimi motivi:
1) I lettori non sono totalmente rincoglioniti. Si, dispiace anche a me, ma è così.
2) Dire che tutto è fantastico ha l'effetto opposto a quello che ci si propone: tutto si appiattisce e si neutralizza. Oltretutto, i più maliziosi come me, possono pensare che l'editore ci stia provando, a mettermela in quel posto.
3) I Teletubbies vanno bene fino all'età di 3 anni.

Dal punto di vista del negoziante la situazione, se possibile, diventa ancora più critica. Cosa compro? Cosa lascio? Cosa evito? Cosa conosco?
E come interpreto?
"Di culto" cosa vuol dire esattamente, che ne venderò 10 copie o che sperano di farmene prendere almeno una? "Prefazione di pinco pallo" vuol dire che il volume è supervalido o che la prefazione è il pezzo migliore? "Dio bono come pompa il pippero" vuol dire che ha 120 pagine o che la storia è adatta alla mia clientela? "A grande richiesta" vuol dire che i miei clienti lo aspettano da secoli o che un nerd su un forum di seconda categoria ha chiesto lumi sul soggetto?

Un fumettaro che fa gli ordini da Anteprima e/o Mega corrisponde ad un negoziante della catena Benetton o Zara che fa gli ordini da Postalmarket.
Inpensabile.

Insomma, acquistare in queste condizioni diventa difficile ed è facile immaginare (per chi non fa il lavoro di editore) che alla fin fine un negoziante è costretto o a giocare con i propri risparmi in questa roulette russa o in alternativa (più saggia e caldamente consigliata) tagliare tutto ciò che non corrisponde ad un colpo sicuro. E questa sicurezza non è fornita da nessuno se non dalla propria esperienza. Con tutti i risvolti che ne conseguono.

Per favore, cerco lavorare in rivista seria.
L'immagine in alto è di Lorenzo Palloni, che ringrazio per avermela prestata, e "Cerco Lavorare" è il suo blog. Lorenzo è autore, insieme ad altra gente, di Fascia Protetta, una raccolta di storie sull'infanzia (non "per" l'infanzia) edito da Double Shot.

Nel volume troverete cose come questa:

sabato 26 settembre 2009

Nostro Adamo



In questo post ipotizzavo la chiusura di alcune serie a fumetti, asserendo che avrebbero chiuso entro tale numero.
Ad oggi all'appello ne manca solo una.

Il Primo posto in ordine di chiusura, va a Unità Speciale, che ha chiuso al n° 15 (avevo predetto "non supera il 17").
Il Secondo posto va a Phantom, che chiuderà al n° 4 (avevo detto "credo chiuda al 6").

Mi spiace, ma ora è il turno di Animals. Ho detto "non supera il 6", quindi direi ora "meno due numeri".

giovedì 3 settembre 2009

Mega 146: Parola di Libraio




Su Mega 146 c'è un mio articolo nella rubrica "Parola di Libraio".
Lo posto qui di seguito integralmente, per motivi redazionali alcuni passaggi e nomi sono stati tagliati.


Ecco il pezzo:

Spesso con l’arrivo dell’estate alcuni editori decidono di mettere sotto sconto il proprio catalogo, con offerte forti per chi acquista dal loro sito. Lo sconto che propongono alcune volte raggiunge le vette del 40% del prezzo di copertina e le notizie di queste offerte vengono diffuse di sito in sito, raggiungendo un certo bacino di utenza.
Mettendo sotto sconto il proprio catalogo però mettono sotto scacco i negozianti che hanno fino a quel momento investito sull’editore a margini ben più bassi e che, è facile immaginare, avranno più difficoltà a smaltire questo materiale che diventerà capitale immobilizzato per molto tempo.
Questa volta stiamo parlando di Hazard Edizioni.
Capisco perfettamente la gioia dei lettori nel vedere dei fumetti costosi e desiderati con uno sconto così alto, ma mi permetto di guardare più avanti.

Queste iniziative scavalcano totalmente la fumetteria, sulla quale non è stato fatto alcun lavoro per espandere il proprio marchio, e mirano ad eliminare il passaggio "editore-distributore-fumetteria-lettore" abbreviandolo a "editore-lettore" e aumentando conseguentemente il margine di guadagno.
Se da un lato questo rende felici cliente finale ed editore, dall'altro peggiora il lavoro del negoziante, che presto o tardi finirà per non ordinare più il materiale dell'editore in questione.
Questo avverrà più o meno consapevolmente.

Le obiezioni a questi discorsi sulla lungimiranza dell’iniziativa calcano la scia dei negozianti che non ordinano il materiale in essere, o che tali ordini non siano soddisfacenti a quelle che sono le esigenze e le aspettative di chi pubblica.
Non è vero. La scontistica del 40% non viene fatta al negoziante, ma al cliente del negoziante, proprio per scavalcarlo ed avere un introito maggiore e questo porta l’editore in una posizione di concorrente della fumetteria.
Il negoziante non avrà ragione di acquistare materiale la cui vendita non è certa, i cui prezzi sono alti, e dei quali ha la certezza che il proprio cliente potrà acquistarli ad uno sconto di un terzo superiore a quello che ha lui in qualità di rivenditore direttamente da chi pubblica.
E' immaginabile che proseguire in questa direzione, che attualmente conta due campagne promozionali molto simili in soli sei mesi, porterà ad una situazione in cui l'editore non avrà nemmeno quella piccola vetrina che ha adesso nei negozi specializzati e non avrà nessun negoziante che istruirà il cliente a quel genere di letture e quindi, a meno che non attui una politica di vendita privata limitata a fiere e alla potenza del proprio sito, sparirà completamente.

D'altro canto è plausibile pensare che sia più saggio investire su quegli editori che hanno capito che la fumetteria è un'azienda e non un fan club da utilizzare come cuscinetto. E grazie a dio, ci sono.

Michael Jackson il Re.



Ho trovato questo pacchetto di zucchero in un bar.
Non ho parole.

lunedì 24 agosto 2009

Un giorno di ordinaria porca troia


"Il prossimo sabato sera ti rimanderò indietro nel futuro
[Dott. Brown - Ritorno al Futuro]


E' estate e mi sono alzato come tutti gli altri giorni, sudato e tardi.
Fuori cinguettano le marmitte delle macchine, triste conferma che so benissimo dove mi trovo e no, non è un materassino gonfio in una tenda accampata in riva al mare di Frassanito, e mentre mi riprendo i ricordi si fanno sempre più chiari: le ferie son finite, si torna a lavorare.
Sono in camera mia, in una palazzina vecchia di trent'anni aldilà del centro, in piena periferia che non si arrende all'avanzare della civiltà, e i motori di macchine da rottamare accompagnano i clacson sparati su marmitte scassate che accompagno il mio risveglio.
Compagno, bisogna andare a lavorare, ma mi concedo il lusso di una pisciatina fatta bene in riva alla tazza di ceramica nel bagno di casa e chi lo sa, magari ci scappa anche un Barry White fresco fresco di culo.

Chiudo a chiave la porta del bagno, pur consapevole di essere solo nell'appartamento, le abitudini sono dure a morire, specie quando sono così piacevolmente intime. Click.
Faccio il fattapposta di cui ero intasato che mi già sento innestato nella giornata lavorativa, mi sento un vip, un uomo di spessore, non sono più sudato e con leggerezza e cura lo guardo e lo vedo bello sodo, dunque mi pulisco alla meglio e scarico. Un effetto whooooosh trasforma il mio piccolo concertista negro in cibo per coccodrilli terroni e, felice del mio estro, mutanda tattica alzata sotto il pantalone ancora calato, mi accingo verso il corridoio inseguito dai miei gas.

Il corridoio è ciò che separa me da una giornata che parte di slancio, la cucina, regale luogo in cui si affondano le radici del caffè, l'unica bevanda diversamente alcoolica che posso bere prima delle 11.00 di mattina.
Tra me e il corridoio, la porta del bagno. Chiusa a chiave.
Giro la chiave, attendo il Clack.
Non è difficile. Abito in questa casa da 23 anni e se c'è una cosa che ho imparato, oltre a maledire l'ascensore rotto, è come si apre la porta del bagno. Niente combinazioni, niente colpi magici alla Fonzie col suo cazzo di jubox, solo la pazienza necessaria a girare una chiave.
Giro la chiave. Niente Clack.
Cazzo.

Il concetto di sfiga mi fa sempre tornare in mente i cartoni animati Disney e le sue fiabette per bambini, dove la magia vince sempre a suon di canzonette e la strega cattiva presto o tardi va a farsi in culo. Nel mio magico mondo della realtà la colonna sonora era un peto che presagiva un Barry White come pasto per coccodrilli, peraltro ormai andato, in un bagno di dimensioni imbarazzanti al quinto piano di una palazzina di periferia con l'ascensore rotto.
La realtà, col suo cazzo di magicabula, mi fa cadere per terra la chiave che impara in un niente a giocare a biliardo, fa tre sponde e va in buca d'angolo, sotto la fessura della porta, in pieno corridoio, tra gli applausi di una folla in delirio e il disfattismo degli avversari, diventando al volo Campione del Palazzo e mio nemico più giurato di Luca.
E io sono chiuso in bagno, con la chiave chissà dove sul pavimento del corridoio, e in casa non c'è nessuno. Evidentemente non è ancora tornato nessuno a sera a casa di Luca a parlare.
E non ho preso nemmeno il caffè.
E non voglio parlare dell'odore.

Ora è pomeriggio e sono in macchina.
Credo siano le quattro meno dieci, massimo meno cinque e ho appuntamento in fumetteria con un tale che mi deve dare della roba. L'appuntamento è alle 4 precise che il tipo va di fretta, niente scherzi, è una cosa importante.
Imbocco via Bonifacio di slancio, a bordo della mia fida Opel Kadett a.k.a. La Poderosa, sono un giaguaro, no che dico, sono un leone, il re della foresta che comanda al suddito di correre, correre e correre. Il suddito, la Opel Kadett a.k.a La Poderosa è invece una tigre malata alla ricerca di una gazzella da fregare, ancora ignara di essere agnello votato al sacrificio per volere di un dio dalle sembianze suine. Altro che leone.
Il bene legato ad un oggetto, è cosa risaputa, è innaturale e spesso immotivato, ma io ho un'ottima ragione per essere uno spassionato spasimante de La Poderosa. Lei infatti, come me, beve un sacco, motivo per il quale prima di partire le ho offerto un cicchetto di benzene all'autogrill. "Questo giro lo offro io" dico, e ciao ciao a 30.00 euro.
Se avesse avuto il dono della parola mi avrebbe senz'altro risposto "alla salute", ma è muta, altro ottimo motivo per il quale andiamo d'accordo. Non amo il contraddittorio e nemmeno le semplici osservazioni, se è per questo.
Sono una persona civile quando guido, quindi non ero al telefono, non avevo bevuto, non avevo la cintura di sicurezza, non superavo i limiti di velocità, e non stavo facendo all'amore. Lo fantasticavo, semmai.
Il suono disarticolato della marmitta e il costante fischio d'arbitro con paresi delle prese d'aria che a memoria non ricordo abbiano mai funzionato, mi fanno tornare coi piedi per terra, giusto qualche minuto prima di farci poggiare definitivamente anche culo, gambette e resto del corpo, e il semaforo da rosso sta per diventare verde. Eccolo qui.
Inserisco la prima, pigio l'acceleratore, lascio la frizione, non necessariamente in questo ordine. Parto di slancio, e quando mi accerto di aver toccato il top della ripresa della Kadett, 25 chilometri orari in 8 secondi, sono sublimato dalla sensazione che se solo la macchina fosse riuscita ad andare un pò più piano mi avrebbe fatto risucchiare indietro nel tempo, il che mi porta a un dubbio affascinante e irresistibile: "essere risucchiato indietro nel tempo" mi avrebbe permesso di restare adulto nel passato, o mi avrebbe riportato nel passato anche fisicamente, tipo a quando ero un bebè nell'utero di mamma? E nel caso l'ipotesi corretta fosse la seconda, io avrei avuto una coscienza infantile o adulta? E se la coscienza fosse stata adulta, l'allattarmi avrebbe reso mia mamma adultera?
Devo scoprirlo.
Rallento.
Mentre il contachilometri lentamente inizia il suo declino (da 25 a 0 chilometri orari in 120 metri), noto con piacere che i Chrysler sono davvero belli. Guarda questo per esempio: che grazia, che salsa elegante, e quante ampie possibilità di personalizzazione... E guarda a quanto vanno veloci, questi suv. Possono raggiungere i 230 chilometri orari, sai, e il consumo del carburante è ridotto del 40%, merito degli 8 cilindri e della trazione posteriore. Non male. E poi sono resistenti. Molto resistenti. E duri. Guarda per esempio come hanno sfasciato la Opel Kadett: cazzo sembra un boomerang.
L'ho lanciata verso casa ed è tornata indietro.

Il soffitto dell'albulanza è sempre lo stesso. Un neon a luce bianca come quelli dei corridoi d'ospedale, un modo come un altro per avvertirti che non stai andando alle giostre insomma, un gancio per attaccare la flebo e degli scompartimenti di cui continuo ad ignorare l'utilità. Mi soffermo sul gancio per flebo che ha attirato la mia attenzione per via del fatto che c'è attaccata una flebo. Seguo il filo della flebo. Mi stanno facendo una flebo. Mi hanno anche tolto la bottiglietta d'acqua.
"Che roba è?" chiedo.
"E' una flebo".
E grazie al cazzo?, penso.
"Si ma che è".
"Niente di che, acqua".
"Mi hai appena tolto la bottiglietta d'acqua che stavo bevendo".
"Si, non è consigliato bere acqua dopo uno shock"
"E perchè la flebo allora?"
"Contiene sali minerali"
"Avevi detto conteneva acqua"
"Contiene acqua e sali minerali"
"Quindi la mia bottiglietta era oligominerale?"
"Non lo so cosa era la tua bottiglietta. Solo che non è consigliato bere"
"E' consigliato prendere una flebo?"
"Si"
"Anche se è della stessa roba che stavo bevendo..."
"Si. I tuoi parenti li hai chiamati?"
"No"
"E chiamali".

Durante il tragitto per l'ospedale ripenso alla dinamica dell'incidente.
Frenata, impatto.
Mi passo in rassegna, temo di essermi fatto male, la macchina ha fatto un giro su se stessa e ha cambiato forma che manco le HotWheels negli anni '90. Le braccia non sanguinano, la testa fa male, le gambe le sento. Sento anche delle voci maschili che mi distraggono subito fuori dal finestrino. Una donna grida e inveisce contro qualcuno che poi scopro essere l'autista del suv.
"Stai bene?", "Mi senti?", "L'assicurazione ce l'hai?", "Oh, mi senti o no?"
Cazzo statevi zitti, come faccio a capire come sto se mi riempite di domande. E poi che ti frega della mia assicurazione, "sei tu che sei passato col rosso".
Qualcuno mi lascia un numero di telefono a cui chiamare nel caso in cui servano testimoni.

Ho chiamato 10 persone durante il tragitto. Familiari, amici, conoscenti. Non ha risposto nessuno, tutti occupati a fare altro. Roba da non credere, l'unico che ha risposto era appiedato. Ho pensato di chiamare una linea erotica, tanto per fare due chiacchiere.

Arrivo in ospedale.
"Stai bene?", "Mi senti?", "Riesci a muoverti?", "Oh, mi senti o no?".

Scomodo questo collare, mi stringe, fa caldo e mi scoppia la testa. Gli antidolorifici fanno effetto, peccato che svanisca presto. La Poderosa è un arco, attualmente inutilizzabile.
Sono a piedi.
Sono indolenzito.
Sono anche incazzato, ohibò.

C'è chi mi dice "ringrazia Dio, ti è andata bene" e si offende se gli faccio notare che ti va bene quando trovi 20 euro per terra. Già se pesti una merda o se ti caga in testa un piccione è andata male. Ringrazio Dio un ciufolo. Lo ringraziasse lo stronzo che è passato col rosso, Dio.
Che lo ringrazi che non sono morto, o glielo avrei parcheggiato nel culo il Chrysler.

mercoledì 5 agosto 2009

Wo tis dis "ferie"?



Sono 4 anni che non vado in ferie e non chiudo il negozio.
Quest'anno lo stress e la stanchezza, nonchè un testato e poco represso desiderio di birra e insalata di patata, unito ad un calo della crescita economica (che se non erro risale al 1956), mi hanno spinto ad andare in vacanza al sole del sud e su spiagge caraibiche di quel di Frassanito, vicino Torre dell'Orso.
Oltre 40 gradi, una tenda, un'amaca, un'àmica e tanta natura. Tanti frutti sotto i flutti dell'acqua salata, così che ci sia più gusto.

Stacco l'8 a pomeriggio e riapro il 17 a mattina.
Orari comodi, eh... non affrettatevi :)

Se avete urgenze chiamatemi sul cellulare. Se non avete il mio numero, meglio ancora, ma sappiate che se mi chiamate deve essere per cose importanti tipo "ehi Max ho due Kwak e non mi vanno" oppure "ehi Max ho trovato 100 euro per terra, li vuoi?". Non cazzate tipo "è morto il tuo amico Ned" o cose da nerd come "Hanno chiuso Dylan Dog perchè ci scriveva Recchioni".

Spero di divertirmi e auguro altrettanto a tutti voi prodi lettori di Storie di Nessuno :D

lunedì 27 luglio 2009

Che poi dici che a uno gli girano


"Sono così pochi questi dindi che li guardo da vicino, li sorveglio come bimbi. Perdo tempo a dare un nome ed un cognome ad ogni soldo, sono così pochi questi dindi che li guardo" [Dargen D'Amico]

Bella foto, eh?
Prima era sana. Prima di andare in banca, dico.
Prima di scoprire che era falsa.
Prima di questa mattina, quando ho pensato di depositarli.

- Questa è falsa.
- Bella lì, m'avran fregato.
- Ora devo tagliarla.
- COOOSA?
- Devo tagliarla, per forza. Dovrei anche farti il verbale ma ti conosco e possiamo passarci su...
- Che mi frega, fammi il verbale ma lasciami i 20 euro.

Niente da fare.
Non sono sicuro, ma credo che si aspettava un grazie.

venerdì 24 luglio 2009

Le strategie AntiCrisi nella fumetteria moderna

"Il rap per me è dire cose che non credi su una musica non tua / Il rap per me è fare finta che domani muori / Il rap per me è dire cose che non credi, no / Il rap per me è fare finta che domani muori" [Dargen D'Amico]

Tremonti può dire il cazzo che gli pare, sono solo fregnacce.
Berlusconi farebbe meglio a stare zitto che a furia di far girare l'economia questa s'è offesa e se ne è andata.
Anche gli editori di fumetti certe volte sarebbe il caso restassero in silenzio. E fermi.

Cosa può fare una fumetteria per resistere alla botta della crisi?
Le stesse identiche cose che fa nei periodi felici, ma è il caso di farle in maniera potenziata: ridurre gli acquisti. Tagliare. Eliminare. Ridurre i costi. Annullare i refusi.

In un sistema come quello del fumetto, le cui vendite procedono in maniera piramidale, dove all'apice ci sono le vendite del settore asiatico (manga, manwa ecc) e alla cui base si trovano tutti i piccoli editori, dalle produzioni di supernicchia con edizioni più o meno curate e con i prezzi più o meno moltoalti, e al cui centro conseguentemente troviamo fumetti americani, di autori di grido o di rare eccezioni, è naturale immaginare che i primi a soffrire del taglio saranno i piccoli.

In un momento di crisi è difficile pensare di investire denaro in prodotti venduti con la formula del conto assoluto su editori medio/piccoli come Nicola Pesce, Q Press, Bottero Edizioni, Cagliostro Press, Flashbook, FreeBooks, Italycomics e altri, se non si dispone già di un bacino di utenza a cui proporre i relativi albi e di cui siamo certi che l'acquisto venga completato e quindi portato a termine.
E' ovvio, che se si sa di poter vendere un prodotto perchè si è precedentemente lavorato nell'ottica di creare clienti per quel ramo di proposte/articoli, da parte del negoziante l'acquisto dello stesso viene fatto in maniera più o meno sicura. Se si hanno dei preordini è ancora meglio, perchè salvo abbandoni delle caselle con i relativi prodotti messi da parte, l'oggetto è quasi certamente venduto.
Presto o tardi, a discrezione del rispetto che ha il cliente nel servizio reso dal negoziante, e delle abitudini che gli ha inculcato i/il fumettaro.

Per il resto bisogna muoversi con accortezza.
Laddove non si ha un bacino d'utenza generato col tempo e con gli sforzi del negoziante o dell'editore (ItalyComics con il FCBD e chi ha aderito ai conto vendita AFuI e di Golden Distribution, ma ci torno), bisogna evitare come la peste l'investimento in conto assoluto.
Per contrastare la crisi non è il caso di invistere su ciò che non è sicuro almeno al 100%.
Se volete proporre al pubblico gli editori minori è certamente il caso di partire con il (e rimanere sul) conto vendita.
Attualmente l'unico distributore che effettua il conto vendita è Golden Distribution.

Muoversi in questo senso permette al negoziante di limitare i danni procurati dall'invenduto prodotto dalle meccaniche del conto assoluto, fermo restando però che essendo i fumetti degli editori esclusivisti di Golden fin troppo di nicchia, senza lo sforzo del negoziante di leggerli, farseli piacere e individuare il cliente predisposto, l'idea della vendita resta lontana.
La capacità e la propensione del negoziante da cui dipende tutto il fumetto italico rivolto alla fumetteria rappresenta ancora una volta un fattore determinante, laddove non l'unico vero fattore.
Ma a queste condizioni si può provare.
Nota: attualmente (se non ricordo male) Golden Distribution ha in catalogo:

- Nicola Pesce Editore
- Q Press
- Bloom
- GG Studio


Per il resto il fumettaro taglierà, taglierà a taglierà.
Ok. Ma che taglia?
Si parte dagli editori sconosciuti. "Se già non sei presente nel mio negozio, non ci entrerai certo adesso. Non in conto assoluto. Non se non hai un cavallo di battaglia. Anzi di più: uno stallone da battaglia."
Questa è la filosifia con cui mi muovo.
Meglio lavorare con pochi editori disposti al dialogo, a promozioni, a incentivi all'acquisto e al reso (non necessariamente tutto insieme, per quanto mi piacerebbe e troverei corretto) e di cui conosco già lo storico e le relative proposte.
In questo modo si limiteranno le perdite e la diluizione dell'investimento.
Meglio 20 lettori che leggono UNA testata che 5 lettori che leggono 4 testate diverse.

Spingere quanto più possibile i volumi e le serie che si conoscono, individuando i clienti ad essi adatti e proponendoli fino a saturare il proprio bacino di utenza, limiterà gli sprechi rappresentati dall'acquisto di altri titoli che inevitabilmente rimarrebbero sugli scaffali per troppo tempo. Investire 200,00 euro su UN unico volume e investire 200,00 euro spalmandoli su DUE o peggio ancora PIU' volumi, è diverso: disperde l'attenzione del cliente e gli abbassa la soglia di fiducia. Nessuno è purtroppo abbastanza cretino da credere che tutto quanto è esposto in fumetteria sia un *capolavoro*, checchè ne dicano i rispettivi editori.

Già dire al cliente che sia Watchmen, sia V for Vendetta, sia Il Ritorno del Cavaliere Oscuro, sono dei capolavori comporta il rischio di non essere creduti. Figuriamoci se dobbiamo spacciare per capolavori due titoli come David Murphy e Rourke. Puntare solo su uno dei due è meglio, poi se va bene, l'altro titolo lo venderai sulla scia del primo.

E' ovvio che nel sistema di taglio delle proposte ricadono tutti quegli editori che:

- vendono niente.
- vendono poco.
- mancano di rispetto ai negozianti.
- scrivono articoli su riviste e web che danneggiano l'immagine del fumettaro e/o della categoria.
- non danno comunicazioni chiare, decise e poi rispettate dei propri programmi editoriali.
- troncano le pubblicazioni.
- hanno prezzi alti e edizioni scadenti.
- pubblicano in maniera altalenante e/o caotica.
- sono sconosciuti.
- hanno scontistiche basse laddove non offensive.

Spesso ci si chiede se eliminare i piccoli editori non possa danneggiare l'immagine del negozio al pubblico informato, al pubblico che ne sa. No, non danneggia. Non danneggia niente perchè il pubblico informato, quello che ne sa, è così ridicolo al fine meramente numerico che lo sforzo profuso nell'offerta e nel servizio, sia dal punto di vista economico che da quello fisico (leggere, conoscere, esporre, far ruotare, ecc...) non viene assolutamente bilanciato dalla rendita di quella (a mio avviso purtroppo) limitata fetta di lettori.

Un altro aspetto che va preso in considerazione è la ricalibrazione degli ordini.
Normalmente un prodotto massmarket viene acquistato in quantità X con l'ottica di vederlo completamente venduto in 2 mesi circa, a seconda di come lavora il negoziante. Allo stesso modo un prodotto di nicchia viene acquistato per essere venduto in un lasso di tempo non superiore ai 5 mesi. E' naturale pensare che, se manca la materia prima, ovvero il cliente che compra questi fumetti, i tempi tenderanno ad allungarsi.
A questo punto le quantità del preordine dovranno necessariamente essere ritoccate e abbassate con lo scopo di ridurre quel tempo al momento identificato in X mesi di una percentuale di giorni sufficiente a coprire le spese. Personalmente identifico questa percentualmente in un 30% circa.

Ridurre, spesso però porta alla scomparsa dagli scaffali di tutte quelle proposte che sono state fino a questo momento acquistate nella quantità di un 1x (una copia per volume). A livello numerico apparrà che gli unici a subire la crisi siano appunto i piccoli editori che pubblicano queste proposte, quando invece il calo sarà generico e avvertito anche dagli altri, solo in proporzione differente.

A questi editori non resta che proporre il conto vendita o, in alternativa, scomparire. O magari fare entrambe le cose.
Ma magari di questo ne parlerò la prossima volta.

venerdì 3 luglio 2009

Trova la Differenza

Trova la differenza:



Edit:
Ecco qualche suggerimento utile:

- sono entrambi Politici molto importanti
- sono di nazionalità diverse
- entrambi sono momenti importanti della politica del proprio paese
- la differenza è un fatto realmente accaduto/non accaduto.

mercoledì 24 giugno 2009

Serie che chiuderanno.

Giochiamo al veggente.

Testate che chiuderanno:

Phantom [Eura Editoriale]. Non supera il numero 8, credo chiuda al 6.



Unità Speciale [Eura Editoriale]. Non supera il 17.



Animals [Coniglio Editore]. Non supera il 6.

venerdì 19 giugno 2009

Se avessi un figlio...


Se avessi un figlio gli insegnerei che essere bambino non è la cosa più bella del mondo, essere grandi, ragionare, rendersi conto di cosa sia la libertà, capire cose come questa, lo è.

Se avessi un figlio gli spieghierei che la religione non è una fede ma una dottrina, e che in chiesa ci dovrà andare solo se ne ha veramente voglia e che il catechismo va bene solo fino alla prima comunione, dopodichè dovrà decidere da sè. Gli insegnerei che dopo la morte c'è solo il nero di uno spazio vuoto, ma che questo spazio possiamo riempirlo di colori, di questo o quel dio, padri e spiriti santi o anche solo lasciarlo così com'è, e che qualunque cosa va bene ed è giustificata se ci può far stare meglio.

Se avessi un figlio gli insegnerei sì, che il rispetto per il prossimo è cosa importante, ma che che è cosa soggettiva e che risiede nell'educazione ricevuta e che se anche è bene darne è ancora più importante riceverne, e che probabilmente non sarà quel tipo di rispetto che ti aspetti. E che molto spesso questo rispetto aumenta con l'aumentare della paura, o della forza economica e della corruzione. E che sta a lui decidere da che parte stare, il resto sono chiacchiere.

Se avessi un figlio gli direi di non preoccuparsi di essere omosessuale, se dovesse capitare, e che nessun padre, fatta eccezione di Dio, lo metterebbe su una croce qualunque sia la ragione. Piuttosto ci andrei io. E che se un padre non la pensa così non è degno di essere padre quindi a perderlo ci si guadagna.

Se avessi un figlio gli farei capire che ci sono tre modi di vivere in un paese la cui economia è basata sul capitale: cavalcare l'onda, essere l'onda, morire sotto il peso dell'onda.
E che per entrare in una di queste tre possibilità devi rispettivamente, essere sveglio e sufficientemente figlio di troia, essere ricco e cattivo, essere povero e onesto.
E gli insegnerei che l'onestà non paga.

Se avessi un figlio gli direi di non temere l'inferno e di vivere la vita.
Gli permetterei di camminare su quei muretti alti e pericolanti, perchè è meglio rischiare e avere un profitto con la possibilità di farsi male, che stare a casa e invecchiare. E prima lo capisce meglio è.

Se avessi un figlio gli direi che studiare non è probabilmente la mossa più intelligente del mondo e che mi sarebbe piaciuto sapere quale è, per potergliela dire e non fargli perdere tempo, che si vive una volta sola e cha quando lo capisci è certamente troppo tardi.

Se avessi un figlio me lo porterei in giro la sera, con gli amici, per farlo sentire un ometto e fargli fare tardi, perchè a me piaceva quando facevo tardi con mio padre, e lo porterei a vedere un film di guerra al cinema quando avrà compiuto 8 anni, come mio padre fece con me portandomi a vedere Platoon nell'86, perchè il sangue fa male, ma non così tanto se non è il tuo.

Se avessi un figlio gli insegnerei che un uomo dice più no che si, che un uomo stringe la mano di un altro uomo in maniera decisa, che un uomo deve lavorare per gratificarsi ma che non deve dimenticare la sua famiglia in favore del lavoro.

Se avessi un figlio gli regalerei un pallone di cuoio, un sacco e un pc, ma senz'altro non gli farei mancare le costruzioni, perchè la fantasia è l'arma e le armi sono importanti anche a 2 anni.

Se avessi un figlio gli insegnerei che la vita è importante e che morire per ciò in cui si crede fa figo, ma vale realmente la pena solo se vale ciò in cui si crede.

Se avessi un figlio gli spieghierei che lui ha 10 anni e io 50 perchè non me lo sono potuto permettere prima. Come quell'auto che ancora non ho potuto comprare.

lunedì 8 giugno 2009

Il BD Day. Non fatelo anche voi. Potreste vendere i vostri prodotti.


"Le opinioni sono come le palle. Ognuno ha le sue." [C. Eastwood]

Sabato 6 giugno si è consumato il BD Day.
E' un evento che nasce ricalcando strategie di invasione nei negozi e di fidelizzazione del cliente finale, che nel settore librario è all'ordine del giorno, ma che nel fantastico mondo del fumetto, dove tutto è fantastico e dove la gente non lavora ma ha passione, non ha precedenti.
Il BD Day è un evento importante che permette di fare sconti del 25%, su tutto il catalogo Edizioni BD, Alta Fedeltà e Jpop, "dal/al" ai lettori dell'editore in questione (le Edizioni BD), migliorando pertanto la visibilità dello stesso in fumetteria (quanto meno per il periodo indicato) e permettendo al negoziante di poter creare un evento che gli dia lustro e denari.
In tutto questo, come miglioria apportata al sistema librario, in ogni fumetteria che aderisce, c'è ospite un Autore della scuderia BD, pronto a tenere il palco, a firmare e a disegnare per gli acquirenti.

Il BD Day è al secondo anno e credo (spero) che si rifaccia anche il prossimo.
Personalmente ho avuto un buon incasso, nonostante la crisi (che contrariamente a quanto sostiene il governo, non è alle spalle e se lo è, ci ha calato le braghe) e nonostante i soliti problemi tecnici e gestionali.

Da marzo 2008 a giugno 2009, ovvero nel corso che intercorre tra le due edizioni, M. Schiavone (editor della BD) in collaborazione con l'AFuI (Associazione delle Fumetterie Italiane) ha migliorato tantissimi aspetti di questa festa itinerante mentre nessuno degli altri editori italici ha osato imitare l'unica operazione di successo degli ultimi anni.

Continuano invece a pubblicare prodotti che non venderanno (o che non venderanno in maniera insoddisfacente), brancolando nella convinzione di essere vittime di incapaci.

sabato 23 maggio 2009

Che noi mica stiamo qui a pettinar le bambole



"L'altro giorno quando mi chiamavi ero incasinato col lavoro, avevo un casino di gente, erano arrivati i pacchi e non ascoltavo nessuno. Ho pensato ad alta voce a quanto mi dicevo prima di aprire l'attività: apro una fumetteria e non faccio un cazzo dalla mattina alla sera. La gente entra per comprare, non scassa il cazzo nessuno. Madonna il massimo, mi sono detto".
Poi alterato ho aggiunto: COL CAZZO NON FACCIO NULLA!"
[Roberto Palaia - Fumettopoli]


La fumetteria è un negozio che non esiste.
In Italia ce ne sono un paio di centinaia, e in queste includiamo anche chi vende minchiapposta e stronzadgets insieme a due fumelli da due lire e una scorreggia.
Alla camera di commercio il discorso non migliora: ancora ricordo l'impiegata che non trovando (non esistendo) la voce fumetteria nell'elenco delle attività italiane, mi disse con fare sicuro e disinvolto "la inserisca sotto la voce bar".
Non avendo metri di misura ufficiali dobbiamo limitarci a quanto ci suggerisce il nostro dono più sopravvalutato: la deduzione.
Per sommi capi potremmo dunque dire che la fumetteria è un posto dove si vendono fumetti. Onesto.

Poi apro un numero di Mega, faccio un giro sul web, parlo con editori, e leggo commenti di autorevoli personaggi del settore che puntano il dito verso la fumetteria, che la crisi del fumetto è colpa del negoziante, del proprietario dell'attività commerciale, che è lui che deve (in ordine sparso, s'intende) conoscere il prodotto del piccolo editore (per ogni singolo piccolo editore. Quindi tutti i prodotti di tutti i piccoli editori. Quindi tutti i prodotti che producono o produrrebbero i piccoli editori, se solo le fumetterie ne ordinassero in quantità sufficiente per mandarli in stampa, senza conoscerli PER POI conoscerli. Ogni mese. Per sempre), organizzare incontri con gli autori (a proprie spese, s'intende. Che già gli editori non stampano una locandina pubblicitaria del proprio prodotto, figuriamoci se pagano il viaggio o il vitto o l'alloggio o la giornata di lavoro all'autore o la grafica delle locandine pubblicitarie, o la stampa delle stesse o, pensa te, l'attacchinaggio), spingere il singolo fumetto moltiplicato per tutto il catalogo di tutti i suddetti minuscoli piccoli e medi editori.

Perchè quello del negoziante di fumetti non è un lavoro. Non nel senso stretto del termine almeno. Si è vero, paga le tasse come un'azienda, l'affitto come un'azienda, ha dipendenti come un'azienda, un commercialista come un'azienda, qualcuno (in genere il negoziante di fumetti stesso) potrebbe addirittura CONFONDERLA con un'azienda, ma quella del negoziante di fumetti è una missione (a loro dire, s'intende).

Far conoscere il buon fumetto (quello del singolo piccolo medio e minuscolo editore) al pubblico che purtroppo è ignorante. Insomma, a prima vista potrebbe anche apparire come un'atività commerciale, ma in realtà è una biblioteca tutelata dall'O.N.L.U.S.
Il pubblico legge fumetti che vendono.
Legge manga, legge supereroi, legge bonelli, qualcuno addirittura legge pornazzi (la maggior parte li sfogliano. Una minoranza ne attaccano le pagine). Ma non tutti, o comunque non in un numero sufficiente leggono il buon fumetto, che poi è quello (evidentemente incompreso) del piccolo editore.

Che non hanno soldi gli editori.
Poverini.
Mica fanno i fumettari loro. Quelli si che fanno soldi a palate, basta vedere quante fumetterie ci sono in Italia. Ce ne sono un numero così ridicolo che nemmeno la camera di commercio ci ha preso in considerazione.

Ma l'editore non ha soldi è un dato di fatto. Perchè se lo racconti poi si avvera.
Quindi la promozione, la conoscenza e la divulgazione, in nome di questa missione grava per un'increscioso scherzo del ka (zz) sulle spalle dei negozianti.
Che dovrebbero comprare il materiale suddetto "per avere un minimo di offerta in più". Non importa se in negozio hai 50mila o 200mila euro investiti in fumetti. Non importa nemmeno se quell'offerta non se la caga nessuno di quei poveri lettori ignari.
"Per far conoscere il fumetto".
"Perchè questi editori vengano fuori"...

Come se ce ne fosse la necessità. Come se la sentisse qualcuno all'infuori di loro stessi.
E che non si dica che l'editore di prodotti che NESSUNO VUOLE chieda al negoziante l'impossibile.
Effettivamente mica viene chiesto al negoziante di venderli quei fumetti. Questo si che sarebbe impossibile.
Ci si limita a chiedergli di acquistarli.
In conto assoluto. A scatola chiusa. Con uno sconto che è un insulto all'intelligenza umana e al lavoro che gli si richiede. Poi se gli rimane sul groppone per sempre, che vuoi che ti si dica. Fai il commerciante ed è rischio di impresa.
Una specie di carità dovuta, e pertanto esente da ringraziamenti o guadagni.

Che tutto questo viene detto per il beneCorsivo del fumetto, per il bene del negoziante, che altrimenti si trasformerebbe in una "mangheria" o (come recita Mega di Aprile) "in una edicola con qualche fumetto in più".
A parte la distanza interplanetaria su cui viviamo e la conseguente differente percezione delle cose, mi chiedo: e anche se fosse?
E' un male avere SOLO prodotti vendibili?
E' un male non sperperare liquidi in favore di prodotti morti?
E' un male avere una gestione SANA della propria azienda?
Forse è un male se paragonata a quella missione...

Ma parliamoci chiaro.
Nessun negoziante ha nessuna missione. A parte portare il pane a casa e conservare una certa dignità per guardare in faccia i propri figli. Che a me dei fumetti di merda non me ne frega proprio un cazzo. Che i mobili, l'affitto, le tasse, le paga chi lavora all'interno di quelle quattro mura e questa, cazzo, si che è un'azienda. E questo è un sistema capitalistico che non condivido ma che mi trovo costretto a vivere, e dice che se il mercato non ti vuole, sei out. E che le motivazioni contano quanto il due a briscola.
E che se vuoi entrare in fumetteria, devi avere proposte con i controcazzi, ma non per quella che è la tua idea di "controcazzi" (che non importa a nessuno e che a quanto si è visto dai risultati conseguiti finora, è sbagliata) ma per quella che è l'idea del pubblico che compra da me per poi spingermi a comprare da te. E se non ne hai, se out.
E devi fare al negoziante offerte, proposte e se necessario anche un paio di pompini, per occupare quello scaffale, o quella vetrina, o spodestare quel distributore in favore del tuo, e se non ne sei in grado, sei out.
E se sei out, ritenta e fai la fila.

Perchè già è triste il fallimento di un progetto, ma dare la colpa agli altri, per le proprie incapacità (di giudizio, economiche, o del ka), è vergognoso.
Ed è questo che fa male al fumetto.

Perchè noi negozianti mica stiamo qui a pettinar le bambole.


P.S.
Una volta un editore che stimo mi ha detto "Max, se non hai il capitale, se non sei in grado, non aprire un'attività. Nessuno ti costringe."
Dovrebbe ripeterla più spesso ai suoi colleghi.

P.p.s.
"Caga cu lu culu tou, quista ete la formula: iou cacu cu lu miu, tie caga cu lu culu tou" [cit.]

L'Uomo Che Usciva La Tredicenne

"Voglio essere come Billy Ballo, voglio essere come Billy Ballo..."


Fantastico.
Billy Ballo pare abbia adescato una tredicenne su facebook e se la sia strombacchiata. Ora lo hanno arrestato.
Andrà in galera? Pagherà? Non saprei.

Quello che so è che tutto sommato, anche scontando tutta la pena, sarà bello che pulito prima di quanto ci mette un lavoratore protestato.

Ah, una nota: non dico che la pena per queste azioni debba essere più severa di quanto già lo sia. Dico che quella per un protesto è esagerata.

sabato 9 maggio 2009

Sostanze sedative


Ombre e nient’altro.
Terra forse, sostanze sedative, qualche odore, ma nulla confronto all’ombra. Era dappertutto, era tutt’intorno, la vedevo la sentivo la toccavo.

Quando snocciolò il suo piano infallibile capii che "infallibile" nella testa di Mario Bobbinetti equivaleva a un pratico manuale per ficcarsi nella merda in 10 rapide mosse. Scacco al culo: sei nella merda.
Quando lo ascoltai e concluse la didascalica chiarificazione del progetto con "ecco, questo è il mio piano infallibile", conservava la faccia di chi è convinto di aver appena avuto un colpo di genio, e il sorriso di chi non sa di che cazzo sta parlando. Scovai un’interessante assonanza tra "piano infallibile" e "stronzata indicibile".

Rubare una macchina era un conto, è stato il mio primo grande passo verso il riformatorio. Spacciare pakistano e marocchino, o roba scadente tagliata con l’anima di qualche negro di periferia, che tra i due facevano a gara a chi avesse il colore peggiore, aveva un senso. Anche rapinare la farmacia in cerca di metadone e di qualche siringa con laccio emostatico annesso, difendeva il suo perché: una specie di kit di sopravvivenza dell’eroinomane, uscito da poco da un centro di recupero per tossici dove in maniera evidente non è stato svolto un buon lavoro.

E’ da li che ero appena uscito, è li che l’ho conosciuto ed è questo che stavo spiegando al Bobbinetti, che in questo momento aveva gli occhi bianchi, girati dall’altra parte delle orbite, con la testa molleggiante che andava avanti e indietro come quella di un negro alla guida di una grezzamobile per negri con sottofondo di musica negramericana, di ritorno dalla rapina in farmacia. I pensieri si accavallavano nella mia testa cercando l’un l’altro di superarsi per capire se era più scura quest’eroina o i peccati del negro che ci aveva ficcato dentro l’anima.

Davanti a me, il kit di sopravvivenza mi guardava senza porre troppe domande.
Andare da Paolo il Ciccione, detto "il macellaio" ma conosciuto anche come "il tritacarne" e "lo svezza budella" (a causa dell’innata propensione a spingere le budella a rendersi autonome e comportarsi in maniera adulta) per fregargli l’incasso della serata, strafatti come ciucci, era un suicidio e davvero non lo avrei mai fatto se Mario non mi avesse mostrato il ferro.
Il "ferro" come lo chiamava il Bobbinetti era una Colt 1911 del ’43, probabilmente appartenuta al nonno. Una calibro 45, molto bella da vedere, almeno ai miei occhi ignoranti.

- Dove l’hai presa?
- Ti piace? Andremo con questa, incappucciati, non ci riconoscerà, non si ribellerà, nessuno si farà male.
- Dove l’hai presa?
- Nessuno si farà male...
- Ehi, dimmi dove l’hai presa...

Mario Bobbinetti era affascinato dal suo ferro come, a suo dire, Rocco Siffredi era affascinato dal suo cazzo. Entrambi non eccessivamente lunghi, entrambi davvero potenti.

- E se qualcuno dovesse decidere che ci si dovrà fare male, bè...

Sarà lui a farsene, concluse, rimirando l’articolo.
Non so come mi convinse, ma mentre dissi si, ricordo, l'ero l'aveva in mano lui.

La macelleria era davanti a noi. L’insegna con i neon azzurri e scassati dichiarava senza troppi scetticismi il numero degli anni ormai passati e Paolo il Ciccione, il macellaio, il tritacarne, lo svezza budella, fuori dal locale, appoggiato braccia conserte alla vetrina annunciava con il suo imperturbabile silenzio, un dominio riconosciuto da tutti sulla piazza cui si affacciava. Dietro di lui, conigli sgozzati e costati di buoi dei paesi suoi.

Il piano infallibile era piuttosto semplice: Mario si sarebbe avvicinato alla macelleria, non appena il Ciccione fosse rientrato, gli avrebbe puntato addosso il fottuto ferro, e col culo parato e il viso coperto dalle calze di naylon di Saretta, sua sorella minore in quel momento ancora ignara di tutto, gli avrebbe estorto i soldi dalla cassa. Il mio compito, quello del classico palo.
E nessuno si sarebbe fatto male.

Questo ovviamente se le cose non fossero andate in vacca e se il Bobbinetti avesse saputo dei problemi di incontinenza del tritacarne.

Paolo il Ciccione entrò nel suo locale e senza che nessuno di noi se ne accorgesse, chiuse a chiave la porta. Per andare a pisciare, avrebbe poi detto qualcuno. Ma Paolo il Ciccione aveva problemi seri alla prostata e questo a lungo andare ebbe ripercussioni serie sul suo sfintere che a dispetto della propria dignità, lo abbandonava senza troppo preavviso, spingendolo spesso a corse impegnate e comunque, spingendo verso il basso.

Mario impugnò la Colt 1911 e quando lo vidi stringere la mano intorno all’impugnatura, partendo dal mignolo e passando poi all’anulare e al medio, come un guerriero che stringe il pugno intorno all’elsa di una spada, non potetti fare a meno di pensare a Rocco Siffredi che impugna il suo attrezzo con maestria e signorilità ogni volta che inserisco il dvd di Dr. Rocco Mr. Sodo. A quei tempi si che si scopava duro.

Mario corse verso la porta. La pistola era rivolta verso l’alto, nella mano destra, all’altezza del petto, il cane era spianato. La spallata di Mario alla porta era sincronizzata al movimento della mano sinistra che abbassava la maniglia per liberare la serratura ed entrare di scatto, prepotente, nel locale.

Click.

BAAAAM.

La chiave bloccò sul nascere la rapina.
Sordo.
Solo un rumore sordo. E ombre, tante ombre.

Lo scoppio che ne seguì era un piccolo presagio della tragedia.
Il sangue che colava dalla testa di Mario Bobbinetti aveva un colore che mi ricordò La Lettera Scarlatta di Nathaniel Hawthorne, e a vederlo da vicino, mentre inconsciamente cercavo di riprendermi dallo shock e realizzavo che effettivamente il "piano infallibile" del mio compagno di stanza nel centro tossicologico era una merda a cielo aperto, non notavo grosse differenze tra Mario Bobbinetti e il coniglio squoiato appeso per la gola ad un gancio a esse dall’altra parte del vetro. Erano cianotici entrambi. Entrambi vistosamente morti, solo che il coniglio non colava più.

Qualche grido di terrore dalla strada catturò la mia attenzione. Avrei voluto ragionare in fretta, ma la parola "fretta" mi confondeva e allora avrei voluto scappare, ma era da codardi, e allora avrei voluto essere lucido per poter decidere cosa fare, ma non ero nelle condizioni migliori per farlo, ancora evidentemente strafatto di roba negra.
Raccolsi la pistola. Mossa sbagliata.

Non so esattamente cosa avevo intenzione di farne, ma il mio corpo si mosse per me e decise che la cosa migliore da fare era cagarsi addosso, entrando in competizione con il culo di Paolo il Ciccione e manco a farlo apposta, con quello di quello di Bobbinetti, e non era un buon odore quello che d’un tratto emanavamo, ma in quel momento e solo in quel momento saremmo stati tutti vicini, legati da un invisibile filo di merda che se solo me ne fossi accorto era già diventato un mare. Per un piccolo momento fummo tutti e tre davvero molto amici.
Mi sarei aspettato qualcosa di meglio dalla decisione presa dal mio corpo, ma l’istinto è l’istinto e lo sfintere è lo sfintere.

Avrei voluto preoccuparmene e convocare un piccolo congresso cerebrale per disquisire sulla suddetta incresciosa situazione, ma una tra quelle grida mi sembrava prender piede vita e corpo nella voce del macellaio che sempre più grande e minaccioso si avvicinava nonostante il puzzo e il fetore che diffondevo. Il superpotere da puzzola non valeva una lira.
Nella destra aveva una mannaretta abbastanza ostile e già mi aspettavo di trovare un coltello per prosciutti nella sinistra. Quando spostai la testa vidi la mano del tritacarne vuota, ma non riuscii a esserne troppo contento perché si muoveva abbastanza velocemente in avanti e indietro, per aiutare il Ciccione a raggiungere lo stolto, ovvero io, e spaccargli il culo.

E in men che non si dica il Ciccione mi raggiunse.
Click.

Tra di noi c’era la porta e ora avevo sentito perfettamente la chiave girare e i battenti aprirsi e d’un tratto tutto fu chiaro: non avevo mai sparato ma dovevo imparare in fretta.

BAAAAM.

Gli occhi del Ciccione erano infuocati, ma non ci vidi rabbia, odio. Ci vidi terrore. Terrore per me, terrore per Mario Bobbinetti. Terrore come quello del coniglio sgozzato appeso al gancio in acciaio inox. Forse perché alla fine dei conti Paolo il Ciccione era solo una macchietta, alle prese col suo lavoro, capitano di una nave che aveva iniziato ad affondare per due topi di fogna come me e il Bobbinetti. Forse era un uomo buono e quell'inquietante mannaretta che stringeva in pugno era il suo modo di dimostrare affetto.

Io non riuscivo a vedere i miei occhi, ma ricordo che avrei voluto colpirlo in pieno, di modo da dover sparare una volta sola, ed evitare così pendenti che implorano pietà, quindi deduco che erano abbastanza idrofobi.

Il cielo era stellato ed era da tanto che non me ne accorgevo. Non vedevo più Paolo il Ciccione detto anche "il macellaio" e "il tritacarne" e "lo svezza budella" e sentivo accanto al mio il corpo del Bobbinetti. S’era cagato addosso pure lui, ora ne avevo la conferma. Che ironia, avrei voluto pensare.

Ora però vedevo un neon rotto che non era più quello dell’insegna di Paolo il Ciccione, questo aveva una luce bianca e lontano, forse proveniente da un altro mondo che ora non c’è più, sentivo un suono, come di sirena, ma non di quelle sirene che fanno paura a quelli come me.

Qualcosa mi toccò il braccio, pungendomi. Probabilmente qualche sostanza sedativa.
Vedevo solo ombre, quando un attimo prima c’era la macelleria, sentivo solo un piccolo vociare, quando un attimo prima c’erano le grida della gente.
Percepivo qualche odore, mi ricordava i corridoi di ospedale, che oltretutto mi pareva di vedere proprio ora. Mi facevano paura gli ospedali ma era nulla confronto all’ombra.

Era dappertutto, era tutt’intorno, la vedevo la sentivo la toccavo. Ombre e nient’altro.