sabato 24 gennaio 2009

Addio Anonimi



Da oggi niente più Post di "Anonimi" su Storie di Nessuno.
A questo indirizzo tutti i postatori Anonimi potranno comprare un gran bel paio di palle di mulo, in assenza delle proprie.

martedì 20 gennaio 2009

Essere diverso, oggi.


"Perchè due sgnacchere sono meglio di una." [Anonimo]
"Preferisco due donne perchè sono per l'uguaglianza dei sessi" [Anonimo]



Negli anni '80 era più facile essere diversi, discriminati.
Sapevi che eri negro e ti pestavano perchè eri negro.
Se puzzavi ti facevano gavettoni di piscio e segatura manco tifassi Bari.
Se la tua testa assomigliava a quella di un bambino preso a calci, ma avevi 30 anni, eri un handicappato.
Anche a scuola, se avevi gli occhiali eri o un cieco o un secchione, e se invece eri tozzo e brutto in viso, eri in maniera evidente un bullo, e insieme si faceva il corso della natura. Senza distinzione.
Se eri frocio, poi, sapevi come sarebbe andata: prima o poi qualcuno te l'avrebbe messa al culo e qualora i tuoi amici ti avessero scoperto, ti avrebbero coperto di insulti e cori.
Per non lasciarti nudo si intende.

Negli '80 se eri diverso eri diverso.
Era semplice.
Ok, magari era poco dignitoso (come se la dignità fosse capace di guarire l'omosessualità), ma almeno sapevi quale era il tuo posto. Sapevi dove stare.

Oggi è tutto diverso.
Oggi è costume chiamare ogni cosa con un nome diverso da quella cosa. In ogni contesto.
Anche in politica per esempio.
Una legge come quella proposta della lega sulla tassa di 50.00 euro agli immigrati che è per definizione una legge razziale in quanto fa della razza la discriminante, diventa una legge "a tutela degli immigrati".
Se il Presidente del Consiglio da dell"abbronzato" a Obama, presidente degli Stati Uniti, non è razzismo (che brutta parola), ma una "carineria".

Anni e anni di lotta al razzismo hanno dato il loro entusiasmante risultato: quello che ieri era un negro oggi è un nero.
Ohhh.
Stupitevi.

Con la sola sottrazione di una lettera -puf- spariscono le discriminazioni.
Oggi, se un africano di colore negro viene insultato per strada nemmeno capisce che ce l'hanno con lui.

- Ehi tu, sporco nero!
- ...
- Dico a te, sporco nero, fermati!
- ...
- Ehiii! Ehiiiiiiiiiiii!

Fantastico.

Oggi un "cieco" non è più "cieco". Forse ha riacquistato la vista, o forse è stato promosso a "non vedente". Forse "cieco" era troppo offensivo.
Meglio rendere chiara da subito la sua posizione, avranno pensato: non vede un cazzo.
A proposito di chiechi, volete vedere la differenza tra uno che non vede un cazzo in quanto non vedente e una che invece lo vede benissimo?

Eccola:

Questa non vede un cazzo:


Questa lo ha appena visto:






Il top però lo si raggiunge con l'intuizione degli anni '90.
Figlia del provocatorio detto "se non puoi sconfiggerli fatteli amici", qualche bontempone, resosi conto di non poter vincere contro la diversità, se l'è fatta amica e ha deciso di usarla per annullare la diversità stessa. L'unica cosa che è riuscito ad annullare però è stato il suo cervello.
Per farlo ha deciso che ogni persona, cosa e animale, che avesse delle differenze fisiche, psichiche e intellettuali, fosse indicato con l'appellativo prefisso di "diversamente".

Ah si? E da quando in qua "+ per +" fa "meno"?

Come diavolo gli è venuto in mente, dico io, di far integrare i diversi in una società di gente tra loro uguale, chiamandoli *per definizione* DIVERSI.
Ed è così che per non far sentire un mutilato diverso dagli altri, questi diventa all'unanimità "diversamente abile".

Ecco qui di seguito una foto di repertorio di un diversamente abile alla Maratona di New York:


Se ridete andrete all'inferno.
(chi ci crede ci va)


Ad ogni modo oggigiorno, con tutte queste riqualificazioni sono stati sconfitti un sacco di fenomeni di discriminazioni.
Non ci sono più negri.
Non ci sono più ciechi.
Non ci sono più zoppi.
E non ci sono più froci.


sabato 10 gennaio 2009

Una Vita di Slancio


"E' sempre piu' potente questa organizzazione, con gli ausiliari al fianco è un' altra situazione
per posteggiare in centro ci sono i Supereroi!" [Supereroi]



Commercio in una vita di slancio.
Cerco nel lavoro il bilancio.
Se sono in palestra, gancio.
Quando esco la sera sgancio.

Poi arrivo in negozio, a Lecce.
Problema Uno: dove cazzo parcheggio?
Guardo a destra. C'è più blu a terra che in cielo, allora guardo in cielo e lo chiamo.
Guardo a sinistra. Blu anche qui. A strisce manco fosse coca. Allora riguardo in cielo e lo chiamo, aggiungendo il nome di un animale sacro ad altre religioni, ma che in quella di una Italia laica come la nostra (dove per "laica" si intende "cristiana") è una imprecazione. Porco.
Penso alla sigla con cui si abbrevia questa esclamazione, "pd", poi distolgo lo sguardo dal cielo e lo rivolgo verso la saracinesca accanto alla mia.
PD.
Partito Democratico, e io ci credo. Gli italiani hanno voluto Berlusconi? Si, e loro democraticamente fanno il volere di Berlusconi.
Onesto.
Il concetto di "democrazia", intendo.

Dietro di me suonano, altre macchine sopraggiungono, devo trovare una soluzione. Metterò la macchina lì, vicino ai bidoni dell'immondizia, mi hanno detto che gli ausiliari del traffico non posso multarti, ma che possono farlo i vigili urbani, ma i vigili urbani perdono contro gli ausiliari 5 a 1, come a dire che sono seghe a confronto, quindi la macchina la parcheggio lì e via di slancio.

Ora posso lavorare ed inizio con la vetrina. Mi annoia farla, quindi preferisco togliermela davanti subito.
Problema Due: la vetrina.
La vetrina è un concetto importante per un lavoratore. Serve per attirare la clientela, deve essere colorata, con dei bei prezzi, con roba interessante e nuova.
Ma non basta.
La vetrina deve superare l'ostacolo "ordinanza comunale".
L'ordinanza comunale di Lecce a riguardo è un gioello della tecnica.
Se metti in vetrina un oggetto qualunque, per dire, un Batman n° 18, SENZA applicare su di esso il prezzo di vendita (2.95 euro), becchi la multa di mille e rotti euro.
Questo, credo, per tutelare la clientela ("tutelare" è la parola che usano quando devono multarti) da improbabili adescamenti all'interno del tuo negozio. Come un pedofilo arrapato di nerd.

MA.
Ma.

Ma se applichi con dell'abile nastro adesivo, a codesta vetrina, improbabile locandina del Batman in questione (parliamo di un caso quindi estremo, quello in cui l'editore ha stampato nonchè distribuito una stozza di pubblicità al proprio prodotto, il che fa di questo un ragionamento di fantasia, al pari di "lecce la firenze del sud"), con annesso prezzo di ricchi 2.95 euro, ti multano
perchè stai facendo pubblicità senza aver il timbro del comune che ti autorizza.
E che costa 2,60 euro.

._.

Non voglio pensarci, devo sbrigarmi che ho da fare. Tolgo le luci di Natale, che ormai è passato. Che belle le luci di Natale sulle vetrine.
Tutte belle, colorate. Un sacco di colori diversamente diversi, ovvero uguali. Bianco.
Le luci di Natale sono bianche. In tutti i negozi di Lecce, si, bianche. Ordinanza comunale, altrimenti multa.
Bianche. Che cazzo di colore è "bianco"?
Nero è un colore. Blu è un colore. Bianco non è un colore, bianco è il foglio su cui colori, l'ho imparato alle elementari. Mi danno il foglio bianco e coloro con il nero.
Il mio amico è di colore nero. Non è di colore bianco. Addirittura io che sono bianco non sono di colore bianco ma sono giallognolo.
Addirittura I Simpsons li hanno fatti gialli, pur di non farli bianchi.
Ma niente da fare, le luci sulla vetrina hanno da essere bianche.
Per non rovinare il prospetto dell'edificio.
Quel prospetto dove c'è scritto "sporco negro", per intenderci.

I Cosplay. Metodi di declassificazione di massa.


"Il fenomeno può avere cadenza saltuaria o molto frequente, e vissuto serenamente o come patologia; questi aspetti possono variare sia a seconda del carattere dell'individuo, sia del contesto sociale in cui è cresciuto sia dal contesto in cui vive.

Secondo il punto di vista della psicoanalisi le cause del travestitismo possono essere molteplici, tra le quali si possono individuare maggiormente:
un mancato superamento del Complesso di Edipo;
esperienze infantili di travestimento da donna (che hanno portato a uno sviluppo del concetto di "vestito" differente dalla norma);
semplice curiosità di indossare abiti da donna" [Wikipedia - Definizione di "Travestitismo"]

Il mio ruolo nella società del fumetto non consiste nella sua realizzazione, a quello ci pensano gli autori. Non consiste nemmeno nella loro pubblicazione, a questo ci pensano gli editori.
Non faccio nemmeno azioni pubblicitarie, a questo ci pensa il fato.

Non sono neppure un lettore vorace nel senso stretto del termine, e quindi non spacco le balle se un albo ha sulla copertina le impronte digitali di un addetto all'inscatolamento dal distributore.
A questo (e ad altro) ci pensano i lettori.

Io sono un fumettaro e come tale i fumetti devo venderli.
Solo che vendere fumetti ha degli aspetti sgradevoli che chi i fumetti non li vende magari ignora, o crede siano più microscopici e di scarsa importanza di quanto in realtà il fumettaro vuol far credere.
Ovvero che i fumetti non si vendono.
Anzi, vendono poco.
Anzi no, vendono molto poco.
In realtà vendono così poco, ma così poco, che "poco" è di troppo.
A dirla tutta non vendono un cazzo.

Motivazioni? Tante, ma io qui vorrei analizzarne una, ovvero che il fumetto è un media per nulla considerato dall'umanità. E ogni qual volta io mi trovi a discutere con qualche appassionato del perchè questo accada trovo parecchie motivazioni, una delle quali rende responsabili i lettori stessi, o almeno, una fascia.

I cosplayer.
I cosplayer sono un danno per la società fumettistica italiana.
I cosplayer sono dei travestiti che non battono.
I cosplayer sono disadattati dissociati dal loro nerdismo.
I cosplayer sono un dito al culo, in tutta franchezza. Una specie di cancro che logora qualcosa con cui ha nulla cui spartire e che invade senza chiedere permesso.

Fino a qualche anno fa era graziosamente raro, laddove non impossibile, vedere per strada un uomo vestito da Gundam0079 senza vedere al suo fianco frotte di bulli pestarlo a sangue e trasformarlo da Peter Ray a Ray Charles, ed era illusione pura incontrare una ragazza vestita da quella Fujiko di Lupin, simbolo del seno abbondante e delle prime erezioni dei ragazzi della mia generazione.
Oggi questa malattia senza casa, ovvero il mascherarsi da personaggi inesistenti, immedesimarsi in figure di fantasia, che non esistono, e che ai miei tempi sarebbe stato motivo sufficiente per vedere da vicino il palmo della mano di papà di cui ancora ricordo benissimo la lunghezza della linea della vita, è motivo di interviste, spazio sui giornali, concorsi a premi, reportage fotografici e ricerche meticolose a cui dobbiamo dire solo "grazie" se il nerd new age può uscire dal suo cazzo di bozzolo e trasformarsi un vero nerd da competizione.
Quello che rovinerà il fumetto.

E che io da oggi ufficialmente odio.

Il cosplayer non ha una casa, non ha una collocazione, non ha un contesto e quindi che fa? Si infila nel mondo del fumetto, come se questo non avesse già abbastanza problemi senza che un dissociato cronico decidesse che tu casa è my casa. Come se non avessimo sufficienti difficoltà, noi abitanti del mondo del fumetto, a relazionarci con il resto degli abitanti del mondo là fuori, che ci vedono come decerebrati di livello estremo anche senza accostarci ai cazzo di cosplayer.

Ora voi immaginatevi la vita di un lettore medio che legge fumetti medi tipo, chessò, Dylan Dog. Il lettore medio esce dall'edicola (perchè un lettore medio va in edicola) col suo Dylan Dog numero millemila, incontra la zia scassamaroni, e dato che è emancipato, addirittura non nasconde l'albo sotto al giubotto. Che stile.
Si guardano, gli occhi di lei vanno su di lui, quelli di lui vanno su lei, quelli di lei vanno su Dylan Dog, quelli di Dylan vanno lui.

- Ancora coi giornaletti stai?
- Ma zia, i giornaletti sono cose auanasgheps, non sono stupiderie moderne della postpoppart filosofeggiata in do maggiore. Cioè, questo albo, QUESTO ALBOOO, rappresenta. Questo albo è una pietra della cultura del fumetto italiano nato sotto la scuola bonellianaaaa...

(nota: il lettore medio usa slang new style per distunguersi dagli abitanti del mondo la fuori, come se ce ne fosse davvero bisogno.)

La zia resta un pò instupidita dai neologismi cagati là tanto per fare, magari sta anche per lasciarsi convincere, quando, tutt'un tratto appare un venticinquenne vestito come questo:




O peggio ancora, come questo:




Bè, ammetterete che sarà difficile per il lettore medio auanasgheps, far capire alla zia zitella che questi esemplari sono da CIM e invece lui no.
E che leggere un fumetto non significa necessariamente sentire l'imminente e improrogabile bisogno di infilarsi le mutande sopra ai pantaloni.

Ora, io che sono un uomo di ampie vedute, non dico che questi diversamente travestiti (conio al volo questo neologismo per non offendere i protagonisti di Casa Howard) debbano sparire e lasciare il pianeta, solo che, se è possibile, magari possono andare a trovarsi una collocazione migliore di quella del mondo del fumetto che non è roba loro e ha già i suoi problemi.
Sopratutto quando si travestono da personaggi dei videogiochi che lo vedo proprio come la massima espressione dello "stare fuori".

Io che sono un uomo di ampie vedute, vedo orizzonti lontani.
Molto lontani.
Magari è proprio il posto che i cosplay dovrebbero cercare: una patria, una terra promessa.
Se poi lungo la strada dovesse capitare di incontrare un uomo col baffetto, bè, che provino a salutarlo con la sinistra.