giovedì 31 maggio 2007

Le avventure di Manolestasemprefesta [Volume 1 di 3]


Ho ricevuto una raccomandata dalla Procura della Repubblica.
Questa mi mancava.
Ero abituato a cartelle esattoriali, esecutivi di sfratto, catene di Sant'Antonio, richieste di saldo di Sviluppo Italia, minacce dal fornitore, anche qualche cartolina da amici che non vedo da secoli, ma scomodare la procura...

Tutto ebbe inizio tempo fa, quando notai che per quanti pacchi mi arrivassero in negozio i fumetti diminuivano anzichè aumentare. E l'incasso rimaneva lo stesso.
Brutta faccenda.
Notai un ragazzo, un frequentatore della sala, uno di quelli che se non passano almeno due volte al giorno è o perchè sono stati investiti da un tir o perchè hanno scoperto la figa.
La fortuna non è dalla nostra e quindi è li, fuori dal negozio ad aspettarmi, la mattina di ogni singolo giorno.
Niente figa neanche oggi insomma.
Questo ragazzo, che chiameremo "Manolestasemprefesta" per rispetto a tutti i "Dario" del mondo, aveva un superpotere particolare.
Dove passava lui, non crescevano più i fumetti.

I miei fumetti, nello specifico.

Ma come diavolo farà?
Nei miei lunghi anni da lettore di comics americani avevo visto di tutto.
Gente allungabile, simbioti venuti da altri universi, donne intelligenti, donne che sapevano guidare, uomini lampada, politici onesti, sindaci di sinistra a lecce. Di tutto.
E tutto aveva una spiegazione plausibile.
Ma questo non riuscivo proprio a spiegarmelo.

Come cavolo faceva Manolestasemprefesta a far sparire quei fumetti al suo solo e semplicissimo passaggio?
Come mai Manolestasemprelesta utilizzava questa capacità mai vista prima?
Come mai non ci aveva pensato prima Stan Lee?

Invidioso di questo fantastico superpotere (il mio è quello di farmi crescere di 4 cm al giorno un pelo rosa sulla spalla) decido di neutralizzarlo.
Mi leggo 5 albi degli XMen prestando attenzione al parere di Bestia, poi passo a dei numeri chiave di Martin Mystere e chiudo con l'ascoltare il parere di Mr Fantastic nella saga "Mai più QUATTRO".
Insieme arriviamo alla conclusione che una telecamera a circuito chiuso sia la mossa migliore per neutralizzare Manolestasemprefesta e carpire il suo segreto.

Ho bisogno di aiuto però. Chiamo a raccolta non degli euro particolari, ma degli euro super.
Dei supereuros.
Spesi questi 30 Heuros ("Heuros" ---> da "Heroes" = euro supereroi) punto sull'angolo morto del negozio la telecamera.



20 dicembre 2006.
10 e 40 AntiMeridiane.


Manolestasemprefesta entra nel negozio. La telecamera lo punta. Lo vedo.
Carpisco il suo segreto.
Dalla complessità quasi affascinante, il suo modo di operare era losco e svelto, i gesti mesti e mai vasti, la mano lesta e in festa.
Con la disinvoltura di una bagascia da strada prendeva la piletta di albi al suo passaggio e comodamente la deponeva nello zaino, con la cura che avrebbe avuto la stessa bagascia nel depositare le sue uova piena di virus hiv.

Quando è arrivata la polizia, chiamata dal mio pelo rosa (che ormai era giunto all'invidiabile metratura di 427 cm), Manolestasemprefesta era ancora lì, leggiadro, che deponeva le sue uova nello zaino, pronto a covarle.
Quando il pulotto lo ha picchettato sulle spalle, dicendo la frase più odiata dai fumatori di hashish e dai capelloni sudaticci "scusi, giovanotto...." con quell'aria spocchiosa che solo i pulotti sanno avere, le mie 1327 copie di Diabolik si sono girate tutte dall'altra parte, vergognandosi come ladre per la brutta figura fatta del loro collega, Lupin s'è fatto arrestare da Zenigata e John Doe ha finalmente ritrovato suo padre e Berlusconi ha scritto un nuovo Best Seller, "Di ladraggi e altre virtù" a sorpresa pubblicato da Feltrinelli.

Quando il poliziotto mi ha spiegato che cosa significasse per la vita di Manolestasemprefesta subire una denuncia per furto, mi si sono illuminati gli occhi.
D'un tratto ho capito le reazioni di Diabolik e Lupin e l'idea che Manolestasemprefesta potesse passare cazzi di una certa dimensione e dalla capacità spurgasfintere di un certo peso, mi allettava molto.
Ora in lui non vedevo più un supercriminale. Ci vedevo tutte le repressioni pagate in gioventù.
Da quando mi pestavano lungo il mio personalissimo miglio verde a quando mi fregarono la bicicletta, in primo superiore.

Abitavo in quartiere malfamato.
Quando ci arrivai alla tenera età di 8 anni mia nonna allora 80enne me lo ripeteva sempre, specie nei pranzi di famiglia: "mangia altrimenti resti malfamato come quelli di questo quartiere".
Effettivamente a pancia piena quella sensazione di "malfamato" veniva meno.
Abitavo in una periferia peggiore delle periferie di Ghotam City, una roba così criminale che quando Dorothy in uno dei suoi viaggi ci mise piede, prima ancora di uccidere la Strega del Nord esclamò:
"col cazzo che ci resto qua!"
Batté tre volte i tacchi e se ne tornò di gran lena a Kansas City e chi cazzo l'ha vista più.

Ero perdutamente innamorato di Dorothy.
Anni dopo averla conosciuta mi iscrissi anche ad un corso di Tip Tap, di cui presto divenni campione Nazionale per ben due volte nello stesso anno all'interno della stessa competizione e mi vidi 4 volte "Il Mago di OZ" e 8 volte "Il Mago di OZ 2" (mi piaceva molto quella parte in cui rinchiudono la mia bella in un ospedale pschiatrico -visione del mio futuro? Bà... -) nella speranza di capire che scarpe portava Dorothy, per comprarle, batterne i tacchi con la maestria che ora mi apparteneva e andare anch'io a Kansas City, per ritrovarla.
Che romantico.

L'unica cosa che trovai invece fu un gruppo di teppisti, lungo la via che dalla mia casa in periferia portava nel resto della città, il "centro storico", "Porta Napoli", quella che un tempo era una delle porte antiche della città e che oggi invece è la porta del feudo in cui vivo.
Quella via era il mio miglio verde.
Vedevo il raggiungimento di quella porta come un tassello fondamentale nella mia sopravvivenza e riproduzione. Da casa a quella porta era un continuo rischio di pestaggi, rapine, sparatorie, stupri e coinvolgimenti nel mondo della droga e in quello cattolico che si faceva sempre più probabile con l'avvicinarsi alla chiesa di San Pio. E il mondo della droga e quello cattolico spesso erano la stessa cosa. E spesso sfociavano magicamente nella pedofilia.
Per fortuna c’erano preti che ci tenevano lontani dalla strada.
Per quanto riguarda la pedofilia, fummo invece tutti abbastanza sfortunati.

Quel giorno l'unica cosa che trovai fu questo gruppo di teppisti, rigorosamente fascisti, nazisti e rasati che forse avrebbero messo alle strette anche a Batman nella sua Ghotam City.
Ma questa non era Gotham e qui non c'era nessun Batman, ma soprattutto non c'era un "forse" e infatti, con puntualità estrema e con una precisione di cui ebbi la forza di compiacermi con i miei assassini, mi riempirono di calci e pugni, sassi e salsa tonnata, mi fecero mangiare l'erba delle aiuole e contemporaneamente fumarono l'erba del vicino.
Sapevano fare un sacco di cose tutte insieme. Artisti.
Alla fine mi mangiarono.

Lo diceva mia nonna che erano malfamati.

All'interno del loro stomaco scoprii affascinanti nuovi regni animali. Ritrovai la fede in dio e la persi. Toccai cose molli e vidi animali strani, con una sola gamba e due coscienze che lottavano tra loro. Vidi un unicorno con due corni tozzo come un toro ma dotato come un bue che riempiva di sperma un barilotto pieno di azoto alto quaranta centimetri.
Vidi un foglio della dimensione di un A4 segmentato ogni 37 millimetri, sia in orizzontale che in verticale. Erano trip ingeriti per sfuggire chissà a quale controllo di quale pattuglia e che il sistema immunitario di questo malnutrito malfamato aveva isolato permettendo il rilascio della droga in maniera lenta e continuativa, quando il corpo ormai avvezzo a questo tipo di nutrimento, lo richiedeva. Inoltre questo teppista ingeritore di Trip acquisì un nuovo stupefacente superpotere. Sapeva sbattere benissimo i piedi sul pavimento e insieme aveva delle allucinazioni fortissime.
Divenne presto campione nazionale di Trip Trap, soffiandomi il titolo.
Fu in quel preciso momento che mi resi conto che le scarpe che portava ai piedi questo testa rasata erano le scarpe della mia bella Dorothy.
Le riconobbi perchè avevano un odore particolare tipico delle ragazze di Kansas City. Un odore inebriante, caldo, prepotente, perforante, lussurioso, appagante.
Mi masturbai e venni in breve e allora mi masturbai ancora e rivenni. Svenni.
Rinvenni.
Le mie litrate di sborra avevano formato una sorta di via lattea all'interno del corpo del naziskin che mi aveva mangiato ed ora mi indicavano la strada per uscire da questo corpo.
La intrapresi senza indugio quando d'un tratto, all'altezza del duodeno vidi lei.
La mia amata: Dorothy.
Ed era scalza.
La abbracciai e le rivelai finalmente il mio amore, immenso, sconfinato.
Le giurai che mai e poi mai l'avrei abbandonata e che avrei dato la vita pur di ritrovare le sue scarpe e farla tornare nella sua città natale, Kansas City, di modo che poi avrei potuto cercarla e finalmente ritrovarla per vivere in amore con lei.

Al malfamato mangiatore d'innamorati andò di traverso qualcosa, o forse fui io che dopo averlo malnutrito, lo costrinsi a quel fragoroso peto che ci sconvolse e ci fece capitombolare in parti diverse del duodeno.
"Di qua!" "Di qua!" ripetevo "Segui il fiume di sborra!" dicevo alla mia amata.
Forse non mi sentii quando le gridavo di non berlo, anzi ne sono sicuro, ma il prezzo del suo piacevole dissetarsi fu la perdita della strada maestra.
Fu così che ci perdemmo.
Io risalivo verso la gola, lei scendeva verso lo sfintere.
Non la vidi mai più ma pare che lei non ebbe mai più quell’odore tipico delle ragazze di Kansas City.

Fui vomitato.
Successe vicino Porta Napoli e questo inaspettato passaggio è stato il favore più grande che un fascita naziskin mi abbia mai fatto.
Riuscii anche a recuperare le scarpe della bella Dorothy in cambio delle quali restituii il foglio A4 di trip togliendo al tempo stesso al naziskin il superpotere di sbattere forte e velocemente i piedi.
Ora avevo le scarpe ma della mia amata sono ancora alla ricerca.

Questo e ricordi come questo ho rivissuto nella testa quando il poliziotto mi illustrava il futuro imminente di Manolestasemprefesta.
Con gioia, mi diressi alla centrale di polizia, per sporgere denuncia nei confronti del supercriminale.

lunedì 28 maggio 2007

Di sconto in Sconto

Anche oggi una giornata di lavoro.
Abilmente sfuggito a venditori di collane e a protettori di bambini mezzi morti regolati dall'ONLUS, non sono riuscito a scamparla ai famosissimi "Chieditori di Sconti".
Oggi è stata una giornata magra, poca gente pochi soldi e pochi soldi poca birra. Questa carenza di clientela però non ha frenato i Chieditori.
La scheda è questa:

Anni: dai 35 ai 42
Sesso: Maschio
Lavoro: Insoddisfacente
Rispetto per il lavoro degli altri: Nessuno
Letture: Bonelli e in minor (ma crescente) percentuale, supereroi
Segni particolari: taccagno

Il Chieditore di Sconti attua il suo piano con freddezza e disinvoltura. Inizia col prendere questo e quel fumetto, a chiedere il prezzo di questo e di quel Tex, guarda questo e quel mobile, scruta questa e quella vetrina e poi, quando meno te l'aspetti (se sei un novizio), ZAK!, ti arrota questa e quella palla.
Servizio completo.
Chieditore di Sconti 1 Scroto 0.

Il problema del Chieditore di Sconti è che non si rende conto di quanto sia antipatico sentirsi chiedere "mi fai lo sconto?" quando va bene e "fammi lo sconto." quando va male.
Un paio di volte mi è capitato di chiederglielo a un Chieditore di Sconti.
Gli ho chiesto se chiede lo sconto anche quando va a comprare il latte, o quando prende un caffè al bar, o quando si compra un paio di pantaloni nuovi della nike, o quando si beve l'ennesima birra al pub.
Il Chieditore di Sconti ha sempre la stessa risposta: "no, ma questi sono solo fumetti, cosa c'entra?".
Come se vendere fumetti non sia un lavoro. Come se il mio lavoro fosse un passatempo, no peggio, una perdita di tempo.
Così basso è il livello del fumetto che il Chieditore di Sconti resta basito dalla domanda, infastidito dalla risposta ("e quella è la porta") e se stesso nella sua mancanza di rispetto.

Come farebbe una vecchia massaia al mercato delle pulci "trattano" il prezzo di albi con il prezzo imposto, chiedono ciò che è palese ("quanto costa l'ultimo numero dell'uomo ragno con 2,50 euro di prezzo di copertina?". Prova ad indovinarlo, coglione).

Io vorrei che capissero quanto sia deprimente sentirsi "invogliati" a privarsi del proprio margine di guadagno solo perchè i Chieditori, secondo loro, spendono molti soldi. Insomma, è un po come se io chiedessi lo sconto a quella bagascia di tua madre dopo che le do 60 euro la settimana per 3 botte con la sola motivazione che ha l'età di mia zia e il fisico rattrappito di mia nonna, non credi piccolo Chieditore?
Come credi che si senta quella ciucciacazzi di tua madre se gli chiedo lo sconto?
Non credi che possa offendersi?
Bè, mi girano i coglioni anche a me se permetti.

Lo sconto è qualcosa che non è data, non è dovuto.
Lo sconto lo fa il negoziante, quando vuole e possibilmente a qualche faccia simpatica, cosa che manca al Chieditore e cmq, di rado.
Chiedere lo sconto porta sfortuna.
HulkSpakk

Amministrative Lecce

Come un Fantozzi legato alla sedia alle prese con la ricerca di una posizione politica adeguata, aspetto i risultati di queste amministrative duemilasette.
Candidati che non sanno parlare, con una campagna elettorale vecchia come la loro presenza e banale come poco può essere, si affrontano in un misto di bigotteria e falso costume, ed io cosciente che anche questa volta il miracolo della cultura e dell'onestà non si compierà, aspetto i risultati.
Bevo un chinò, aspetto gli exit poll, refresho una pagina web coi risultati elettorali.
Spero e mi dispero.
Conservo qualche fumetto.
Refresho.
Chiamo il comune per notizie dell'ultima ora, chiedo alla gente cosa hanno votato.
Il mio exit poll personale è 56% a Perrone, candidato di centrodestra e 100% nel nostro culo, per altri 4 anni.

Blog

Sono sempre stato contrario ai Blog.
Ho sempre avuto l'impressione che il blog sia un mezzo di comunicazione debole, sopravvalutato e anche leggermente inutile data la sua forma.
Poi ho capito il concetto di democrazia.

Ecco il mio blog.
Senza nè infamia nè lode, senza un posto in cui andare a parare e senza neanche il mezzo per andarci.
Una cosa alla volta.
HulkSpakk