mercoledì 19 settembre 2007

Luca Torelli è... Torpedo!




E' uscito il secondo volume ed è bello quanto il primo.
Torpedo ha i contro cazzi, ha il senso della frase, ha il ferro, ha quella faccia da duro e quel fisico smilzo che lo fanno apparire febbrile come la morte.
Spesso la tua.

Ora Torpedo ha anche i suoi volumi integrali.

Ne ho fatta una recensione con un paio di piccoli interventi di Marco Schiavone, l'editore. Per leggerla cliccate QUI.

lunedì 17 settembre 2007

Il Grillo che Canta



Mi piace molto Beppe Grillo.
Non in senso fisico chiaramente, a me piacciono i magri.

Mi piace perchè è un sovversivo.
Dal mio ignorantissimo punto di vista ovviamente.
Mi piace perchè è un comico politico che fa il serio su una politica che fa ridere.
E piangere.
E poi Grillo è all'avanguardia. Ha la sua età, la sua vita vissuta, i suoi perchè e i suoi percome. Come pochi ha scoperto la potenza di internet insieme a quella dell'energia pulita e poi negli ultimi giorni, tramite il "Vaffanculo Day" ha ripreso ad apparire sugli altarini delle pagine web, del televideo, della televisione.
E' all'avanguardia e sa muoversi, sa scrollare le masse sa muoversi da pecora tinta di rosso in un gregge di pecore nere a cui resta molto poco da essere munto.
Monta sulla sua tastiera e scrive sul suo blog il Grillo. Parlante di politica, finisce anche oggi su libero.it, che da qualche giorno (e probabilmente ancora per pochi) è diventata la prima pagine che il pc mi visualizza quando apro il web.

L'articolo, che farebbe riferimento a parole lasciate sul suo blog, lascia parlare Beppe Grillo che direbbe:

"La politica, all'improvviso, è invecchiata di 10 anni. E' nuda di fronte ai cittadini con le sue rughe, il suo belletto, le zampe di gallina intorno agli occhi, i suoi giornalisti. Le sue parole decrepite che fanno fatica a uscire dalla bocca. Sembrano le nuvole dei fumetti. Non vengono più ascoltate. La parata surreale di politici la domenica fa quasi compassione. Chi guarda la televisione spera che un commesso si avvicini a D'Alema o allo psiconano e gli sussurri in un orecchio: 'La festa è finita, non si renda più ridicolo'"

Ahia.
Tra i vari meritati "insulti" alla politica leggo un grossissimo passo indietro per il progressista Grillo. "Sembrano le nuvole dei fumetti." usato in tono dispregiativo, come si usava definire la parola "fumetti" sul Piccolo Palazzi, o sulle enciclopedie e i dizionari che stanno a casa di mio nonno.
Non letteratura, mezzo di comunicazione, ma "lettura di scarsa importanza", "per bambini", o quell'uso dispregiativo di "hai la faccia da fumetti", degna di un ignorantone dell'ultima ora e non del "Grillo che Conta". Utilizzare la parola "fumetti" per dire che qualcosa è vecchio è un po come dire "negro" a qualcosa che è sporco.

Caro Beppe, a proposito dei fumetti e del tuo V-Day, leggiti V-For-Vendetta affinchè non debba mandare te a V-Affan-Culo.

martedì 11 settembre 2007

Narnia Fumetto 07 - Genesi di una bestemmia




"- questa battuta era pessima.
- Che vuoi farci, d'altra parte non faccio il comico, ma il fumettaro. E infatti sono qui a Narnia Fumetto. E non al Comicon."




Erano mesi che avevo deciso di andarci e per farlo avevo prontamente coinvolto l'uomo assicurazione, Paolino.

Ho conosciuto Paolino nel 2000, subito dopo il militare, subito dopo essermi fratturato il malleolo tibiale destro, subito prima di aprire la fumetteria, subito prima di rovinare questa e quella vita.
Tra il "subito dopo" e il "subito prima" ho lavorato per Paolino in pizzeria, quando ne era il gestore. Consegnavo pizze a domicilio, lavoro part time, un bel posto. Era pagato mica bene, ma avevo più soldi allora che adesso. Male che vada apro una fumetteria, pensavo.

Dopo l'esperienza alla pizzeria io e Paolino prendemmo strade diverse.
Io via dei Veterani, lui via Sicilia.
Aprimmo due fumetterie nella stessa settimana.
Che geni.

Generalmente i geni sono tali perchè sono pochi. Nel nostro caso però i due soggetti in questione non rientravano nei tali geni, quanto nei genitali. Due coglioni che si conoscevano da tempo e non erano stati in grado di fare una società per dare vita ad una fumetteria decente anzichè due decadenti. Responsabilità mia, lo ammetto.

All'apertura feci due conti riguardo le nostre capacità intellettuali, un rapido uno più uno e vennero fuori i due soliti geni, solo che non erano nè X nè tantomeno Y. Erano Tali. Una bella coppia tutto sommato.

Paolino chiuse la fumetteria un paio d'anni dopo e prese la cosa molto, molto male. Una specie di lutto in famiglia, con tanto di morto e casse annesse, spiacevolmente piene di fumetti. La prese male al punto da lasciare, testamento a me, testate sul muro e testicoli allo stato, che provvedette a stritolarli ben bene prima di mollare la presa.
Il danno fu così ingente che quando a Paolino nacquero due bambini, Cesare ed Elena, il medico gridò al miracolo.
Si riferiva alla madonna che continuava a piangere. Per quanto riguarda i figli di Paolino disse invece che erano davvero belli, entrambi.

Le mie preghiere alla madonna per essere stato inserito nel testamento di Paolino la emozionarono al punto che pianse davvero tanto. Era abituata a tutt'altre citazioni, spesso molto poco lusinghere e inerenti la sua fantomatica verginità. E non solo anale.
Analizzai il testamento, che scoprii comprendere una serie di mobili e quintali di fumetti che rilevai dalla fumetteria di Paolino a un costo che rasentava lo zero. Lo rasentava perchè mi feci dare da Paolino 20 euro per mettere benzina alla macchina, per poi portarli via da dove si trovavano. Ero a secco e non avevo benzina.
Ero al verde e mi serviva benzina. Verde.
Sempre a corto di verdoni mi scoprii simpatizzante di Verdone, mi trasferii a due passi da piazzetta Verdi e comprai prima, e conobbi poi, due berretti. Verdi.

Giuseppe, il fratello di Paolino, sapevo avere un furgone e fato volle che Paolino avesse bisogno di una bella vacanza/lavoro. Fatti due conti gli chiesi se gli sarebbe piaciuto venire con me a Narni e rispose alzando il pollice.
Verde.

Il semaforo, unica salvezza quando all'ultimo momento Giuseppe ci negò dopo avercelo promesso per un mese e mezzo, il furgone, ci permise di arrivare puntuale all'appuntamento col destino. I Fantastici Quattro avevano appena finito di legnarlo per bene e questo lo mise di cattivo umore a tal punto di farsi beffa di noi, più e più volte. Rosso di rabbia e gonfio come una zampogna, Destino ce le suonò ben bene.
Non sapevo facesse il musicista.
Stan Lee ne sa una più del diavolo.

Buttammo giù diversi santi quando il noleggiatore ci disse il prezzo di un Ducato Max 2.8 della Fiat. Quattrocentoquindici euro per partire il venerdì mattina alle 9.00 e riconsegnarlo per lunedì allo stesso orario, altrimenti sarebbe scattato il nuovo giorno e se ne sarebbero andati altri soldi per l'affitto. Lo blocchiamo con una telefonata che sono le 20.00 di giovedì sera e iniziamo mezz'ora dopo a riempire gli scatoloni di fumetti. Quelli in negozio non bastano e questo ci sembra evidente al punto che decido di andare a prenderli da qualche cassonetto della spazzatura. Devo averlo pensato a voce troppo alta perchè da li a breve prende a piovere, forte ma così forte che mi si sponza anche lo scroto. E giù altri santi, perchè se Stan Lee ne sa una più del diavolo, io so più santi di chi li ha resi tali.
Geni tali.
I pacchi vicino ai cassonetti, tanti, arresi alla pioggia santificavano la vigilia della partenza, schernendomi insieme al e a Destino.
Crudele, incazzato e bestemmioso ne ho sfondati parecchi, tra scazzi e molti cazzi, con foga e senza figa, con ebbrezza e poca grazia.

Grazie a Paolino il problema è rientrato insieme a lui. Aveva riempito prontamente la sua macchina di scatole e già se l'era rotte, prima dell'avvento del Signore. Parlo di avvento perchè sono certo volesse scendere dal cielo e prendermi a calci nel culo direttamente lui, in persona. Anzi, in signore.

Sono le 20e30 e i pacchi iniziano a prendere forma. Mi fermo alle 2.00, quando finiamo di impacchettare, sfatti. Fatto il grosso mi riposo un pò, nel frattempo Paolino freme per la partenza.
Si parte alle 8e15, da casa mia, luogo dell'appuntamento. Barba fatta da poco e ascelle lavate, non sbagliamo i programmi nemmeno di un minuto. Gridiamo al miracolo tanto che appare il medico del parto della moglie di Paolino, che ci chiede se la madonna avesse pianto di nuovo. Paolino gli dice di no e per distoglierlo dal dispiacere gli mostra la foto di Elena e Cesare.
Bei bambini. Entrambi.

Alle 11.00 precise, come da programma, partiamo. Uniche cibarie a bordo: 2 rustici, 2 cornetti, 6 caramelle Vivident, 1 bottiglia d'acqua.
E' evidente che non basteranno a un cazzo.
Saltiamo il pranzo perchè è fondamentale arrivare a Terni per le 18e30 e a Narni entro le 19,00. Non sbagliamo nulla e il viaggio fila più delle mie scarpe. Siamo in fiera alle 19e30, stringo la mano a Francesco Settembre, mi vengono in mente un paio di battute idiote prima che mi indichi lo stand. Non le dico. Indico un'assemblea di silenziosissimi e capaci peti quando mi accorgo che la distanza tra il furgone e lo stand è pari a quella tra il mio pisello e la figa.

A distanza di sicurezza vedo il Figaro di Rossini forbici in mano, pronto a rifarmi la barba, che un po per la capacità rinfoltente dei miei peti, un pò per l'aria di montagna, m'era prontamente ricresciuta. A rendere vano il lavaggio ascellare della mattina furono invece i 18 viaggi furgone/stand, che con Paolino feci in un'ora e mezzo, fino alle 21.00 quando la Rocca che ospitava la fiera ha chiuso. O meglio s'è fatta chiudere da Francesco, senza ribellarsi troppo, forse riconoscendo in lui il suo re.

Respiriamo a fondo prima di ripercorrere in discesa quelle strade, per noi abituati alle piacevolissime pianure salentine, eccessivamente ripide, strette e senza nemmeno un cazzo di gardrail. Arriviamo in albergo, un posticino a 3 stelle. E' vero, una sega se confrontato a Capitan America, ma quasi fantastico se confrontato ai quattro. Anche Destino era daccordo.

Entriamo. Optimus.
La simpatica signora alla reception portava un cartello. "Protegge".
Di fronte a lei, alla decepticon, anche Megatron portava un cartello. "Distrugge".
- Avete bisogno di qualcosa?
- Allogge. Ehm... alloggio, scusi.

Ci indica la nostra stanza. Come in fiera, al secondo piano. Facciamo i gradini in fretta ma lentamente, defiatando puzzette silenzione ma che si sentivano, desiderando la doccia l'uno dell'altro.
Prendiamo sonno alle 02e30, con la sveglia alle 6e30.
Alle 7e30, lavati, colazionati e condizionati dal dover ancora scaricare qualche pacco e allestire lo stand, siamo alla Rocca. Alle 8.00 iniziamo a lavorare. Alle 10.00 i visitatori iniziano ad accedere alla fiera.

Fieri di essere riusciti a fare miracoli, a dispetto del medico, ci godiamo il fatto in religioso silenzio.
La mostra, impeccabile da tutti i punti di vista, è soddisfacente, ha visibilmente molti visitatori, a quanto pare oltre 3mila, roba che quelle sagre del fumetto in provincia di Lecce impallidirebbero.
Gli stand sono tanti, conosco e riconosco gente, ho il piacere di stringere la mano a Gianfranco Loriga, presidente AFuI, a Pasquale Saviano, direttore Alastor, e ad una figa niente male, di nome Lisa.
A fine giornata, torniamo in albergo dopo aver cenato e decidiamo di andare a dormire sul presto, verso mezzanotte, giusto per avere addosso quell'ora in più di sonno che avrebbe potuto impedirci il collasso, anche in vista della partenza per Lecce della sera dopo, dopo aver lavorato in fiera, dopo aver smontato lo stand, dopo aver caricato tutto sul furgone, dopo aver messo in discussione la questione anale delle vergini madonne.

Donne, uomini e bambini passavano dall'uno all'altro stand, cercando ora la chicca ora il brand, ora il cool ora il trand. Paolino cercava me ed io cercavo il mio friend.
Ci eravamo persi, per poi ritrovarci.
Mortacci se era grande il posto.

Avevo supposto magri incassi, ma questo era troppo. Troppo poco intendo. La gente di Narni e limitrofi aveva afferrato in pieno il concetto di "mostra", non aveva compreso appieno la parte riguardante il "mercato", invece. Touchè.
Parlo con Bottero un bel pò, compro e scambio di roba un popò, telefono a papà e mi faccio salutare anche mamma già che sto.
Stanco, arrivo a sera.
Sereno bevo un pò d'acqua.
In gergo, mi sono bagnato.
D'altra parte si parlava di lavoro, nessuno ha mai parlato di salario e dopo il dolce, ti succhi l'amaro.

Ce ne offre uno un simpatico barista, dopo averci sfamato con un paninozzo che sapeva di poco, una cocacola, un graffen che a Narni chiamano "bombolone" e una cosa eccessivamente leggera che al nord chiamano caffè, ma che sta al caffè quanto il lupo sta al cane.
Riempire il furgone a fine fiera è stata la cosa più complessa del viaggio, Paolino è invecchiato di almeno 5 anni ed io ho bestemmiato in maniera sufficiente per almeno altri due.
Partiamo alle 23.00 esatte e ripercorriamo al contrario la strada dell'andata, solo che la imbocchiamo nel senso di marcia giusta, nonostante il sonno. Ci spariamo in tutto 3 soste, due caffè, una per il carburante, più una quarta per una pisciatina al volo, in autostrada.
Stradafacendo parliamo di tutto, ma davvero di tutto, al punto da rimanere senza voce ed argomenti. E' ovvio che a questo punto parte l'ennesima sfida di rutti e puzzette.
Ne abbiamo vinta una a testa, ma non vi dico "chi", quale.

Siamo a Lecce alle 7e30, prendiamo un caffè, scarichiamo i pacchi in negozio e andiamo a mollare il furgone, piacevolmente sorpresi che il destino non gli abbia dato fuoco e che Destino non lo abbia ammaccato tutto.
Alle 10.00 apro e inizio con fare flemmatico a lavorare e ad aprire questo e quel pacco, rimettendo al proprio posto quanto riuscivo.
Paolino va a casa a salutare la famiglia e alle 11.00 credo sia andato al primo appuntamento di lavoro della giornata.

Quella sera ho dormito 11 ore filate e oggi sono finalmente riposato al punto da potermi fare 9 ore di lavoro pieno.