Angel Miguel Martin è un autore complesso e controverso.
La spietata denuncia, di cui i suoi fumetti sono il mezzo, sembrerebbe assumere, per i suoi detrattori, i tratti d’una claustrofobica misantropia. La vita di Brian, il protagonista, è iperbolica esemplificazione delle aberrazioni della sperimentazione farmaceutica. Ma l’accusa non è così circoscritta. Essa investe un’umanità sorda e indolente che tesse ipocriti legami con protagonisti dalla mostruosità esteriore che, nella propria diversità, trovano risorse o volontà d’autoannientamento.
Diverso è Brian, che non è conforme nè a canoni estetici e biologici, né sociali e spirituali. Per il protagonista la difforme mostruosità d’un cervello ipersviluppato e telepatico è risorsa ultima per disvelare sordidi meccanismi sociali che soggiacciono nei buonismi inclusivi. Dolorosa diviene allora per il protagonista non tanto l’ostentata discriminazione del suo antagonista, quanto la falsità di coloro che mascherano il loro riso di scherno in una spesso conveniente e circostanziata cortesia. Grazie alla lucida consapevolezza della meschinità dei rapporti sociali Brian non ne soccombe e ne acquisisce per contrasto una forza immunizzante. In un setting essenziale si muovono protagonisti-bambini le cui morbide linee dal tratto manga si accostano in modo dissonante a caratterizzazioni spigolose e diabolici animi. I rimandi inevitabili sono quindi alla gioventù annichilita del RanXerox di Liberatore.
Ad una prima lettura il lettore è sopraffatto dal sadico cinismo dell’autore. Ma ad un’analisi più lucida e meno emotiva ne appaiono chiari gli intenti. I protagonisti di Martin, attraverso la catarsi del dolore, immunizzano, con la consapevolezza, alla nevrosi (se non psicosi) della conformità sociale.
Per l’autore la devianza dal canone, sia esso fisico o sociale, non deve condurre ad un ceco istinto omologante, ma alla presa di coscienza che l’omogeneità, la normalità, la perfezione non esistono ma sono solo un costrittivo costrutto sociale.In Martin non c’è quindi misantropia ma piuttosto liberazione.
Lo spagnolo Miguel Angel Martin è nato a Leòn nel 1960. Autore di una prolifica produzione, fatta di copertine di CD, locandine cinematografiche (Killer Barbies di Jess Franco), manifesti per festivals, per gruppi musicali spagnoli e inglesi, illustrazioni e disegni per giornali e riviste... e, ovviamente, i fumetti che non cessano di riservare sorprese. Pubblica regolarmente sul mensile spagnolo El Vibora (www.Elvibora.com) e strisce quotidiane su alcuni giornali. La rivista Time lo ha definito "uno dei migliori disegnatori europei". Ha vinto il premio "Autore rivelazione" nel 1993 al Salon Internacional de Comics de Barcelona e il premio YELLOW KID come "Migliore disegnatore straniero" all'Expocartoon di Roma nel 1999.
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Capolavoro
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