mercoledì 21 settembre 2011

La legge sugli sconti: il parere degli editori



A partire dal primo settembre 2011 è stata introdotta dal governo una legge che impone un tetto sugli sconti dei libri fissato al 15%.
Dal punto di vista degli acquirenti la questione è semplice ed può riassumersi in un "danno economico", in quanto questi non potranno più fare grandi spese maturando notevoli risparmi con mezzi quali amazon e bol.
E' facile pensare che una volta messi a sedere questi due colossi della vendita internet, gli acquirenti tornino a comprare nelle librerie. Certo è altrettanto lecito pensare che chi comprava solo, o maggiormente, in occasione dei forti sconti, taglierà le proprie spese, quindi in un certo senso la legge potrebbe portare ad un calo generale delle vendite (ma non strettamente degli introiti).

Ho chiesto ad alcuni editori (Tunuè, Edizioni BD, Bao Edizioni, Saldapress, e RW/Lion) cosa ne pensano di questa legge, e mi hanno dato le risposte che seguono:

Emanuele Di Giorgi [Tunuè]:
La legge ha luci e ombre. Luci perché livella tutti da un punto di vista finanziario, perché i piccoli editori non avevano la forza economica di sostenere forti sconti. Ombre perché il vero nodo è trovare un libro. Adesso noi di Tunuè siamo in una situazione privilegiata, perché Messaggerie ci assicura una penetrazione enorme, ma non tutte le case editrici hanno questa fortuna e la ricerca dei loro libri è difficoltosa.

Marco Schiavone [Edizioni BD/Jpop]:
Non sono ancora riuscito a farmene un'idea precisa. L'obiettivo credo fosse limitare Amazon, perché poi comunque anche il 15% rimarrà uno sconto flat per la gdo (Grande Distribuzione Organizzata -NdM) e un miraggio per le piccole librerie. Inoltre, dove non c'è partita credo sia sulle condizioni finanziarie, laddove la gdo potrà sempre strappare pagamenti a un anno, e senza troppe pressioni per eventuali ritardi. In ogni caso, il legislatore non credo abbia a cuore nè le piccole librerie nè i piccoli editori. Altrimenti ci sarebbe una rivoluzione dei fondi per l'editoria, che invece sono indirizzati in maniera cospicua sempre ai soliti che fanno quotidiani.


Michele Foschini [Bao Edizioni]:
Personalmente non amo nessun tipo di provvedimento protezionistico. La legge Levi è stata voluta dalle associazioni dei librai e degli editori, ma credo che si basi sul presupposto del modello di mercato francese, che ha dimensioni diverse dal nostro. Fa male a chi vende nella rete della grande distribuzione organizzata che, per quanto serva un bacino di utenza generico e meno fidelizzato delle librerie, è uno dei pochi settori con margini di crescita in questo periodo, e questo non è bene. Per sommi capi, mi pare un provvedimento che penalizza gli acquirenti, ma non favorisce in maniera significativa gli operatori del settore. Più inutile che dannoso, di certo non di stimolo alla crescita del mercato.

Andrea Ciccarelli [Saldapress]
La trovo una legge innaturale partorita senza guardare al contesto in cui veniva calata, ovvero quello in cui nuovi operatori con nuovi strumenti a disposizione creano nuovi canali di vendita in cui, scommettendo sui maggiori venduti, anche con prezzi al cliente finale più bassi si riesce a fare business. Ci sono molti modi per fare business e mi sembra assurdo continuare a pensare che quello del prezzo più basso sia l'unico.


Lorenzo Corti [RW/Lion]
Sinceramente, al momento non ho un'idea ben chiara sul come questa legge possa influenzare/aiutare l'editoria. Ritengo le vendite online ancora troppo limitate per avere una reale influenza sulle case editrici, e, tranne momenti particolari, non influisce molto sugli sconti medi del 15% realizzati dalle catene distributive come Coop, Mediaworld, etc...

Le considerazioni sono simili tra le varie parti, quanto meno nell'idea che la legge difficilmente aiuterà il settore e farà crescere le vendite. Ad ogni modo, staremo a vedere.

Gli stessi editori, inoltre, rispondono ad una domanda sulla capillarità dei loro prodotti.
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2 commenti:

Mirko ha detto...

ma la maggioranza parlamentare non è liberale? sembra un intervento legislativo bolscevico.

Anonimo ha detto...

tsè... di liberale in italia non c'è MAI stato nemmeno il partito liberale... basta ricordare indro montanelli (sorpassato a destra dai suoi stessi lettori) o furio colombo (considerato un pazzo di sinistra)....