Dopo aver parlato del numero 0 e aver quasi recensito il primo numero, ho deciso di intervistare Daniele Pagani e non mi ricordo il nome Caluri a proposito di Nirvana. Non volevo pubblicare l'intervista, pensata esclusivamente per fargli perdere tempo, ma dato che in questi giorni non ho molti argomenti da proporre, ve la propongo. La foto in alto serve solo ad indicizzare il blog. Yeah.
Con quale inganno siete approdati alla Panini Comics?
In verità Panini ci aveva già contattati qualche anno fa, dopo i tre premi Micheluzzi vinti con Don Zauker. Ci avevano proposto una miniserie, appunto di DZ e noi per l’emozione e la contentezza, ci eravamo pisciati addosso. Ognuno per conto suo, però.
Poi, come nelle soap opera di canale 5 con Gabriel Garko, le cose cambiano e il destino sembra voltare le spalle ai nostri eroi.
Sì, perché ci venne chiesto di ammorbidire di molto i nostri toni, di evitare battute o commenti di determinate situazioni, etc... il tutto in nome della Grande Distribuzione e dell’obbligo di dover/voler piacere a tuttituttitutti.
Così abbiamo rifiutato l’offerta. Sì, perché per pubblicare con una casa editrice grossa come Panini eravamo disposti a uccidere, ma non certo il nostro personaggio.
Poi, anni dopo, al Napoli Comicon del 2010, mentre giravamo per gli stand in cerca di fumetti da acquistare, ci mettemmo a chiacchierare con Sara Mattioli, che avevamo conosciuto a Mantova Comics & Games. Ci teniamo a specificare che abbiamo ascoltato quello che diceva, oltre i regolari 20 secondi, solo perché rientra nella categoria delle belle tope, tutto qui. Probabilmente se ci avessero avvicinato M. M. Lupoi, Simon Bisi o Alex Bertani, Nirvana non sarebbe mai nato. Lo hanno fatto apposta, bastardi.
Da lì, sono seguiti un paio di incontri a Modena, durante i quali abbiamo esposto il progetto (creato appositamente per loro) e soprattutto abbiamo chiesto, veramente fino alla nausea, tutte le garanzie possibili sulla libertà davvero di dire e fare quello che ci pareva.
Sara, Marco e Simon non ci hanno mai fatto storie, in questo senso, lasciandoci increduli e, per questo, sempre pronti a ribadire la cosa ad ogni incontro o giro di mail.
Ma ancora non credevamo possibile una cosa del genere. Per questo, per il primo numero, siamo partiti un po’ legati. Oltre a non saper muovere ancora bene i personaggi (come può capitare, all’esordio) non avevamo ancora ben chiaro fin dove potevamo arrivare.
Passato, senza problemi, il primo numero, con i seguenti ci stiamo divertendo da matti.
Tra quanto farete la fine delle altre produzioni italiane di Panini Comics, come Rigel e quelle altre robe di cui nemmeno ricordo il nome?
David Murphy? Vasco Comics? Le cronache del mondo emerso?...
Mah... probabilmente l’abbiamo già fatta, ma contiamo di arrivare indenni perlomeno al sesto numero. E sarebbe già un record. Per noi, per Panini e soprattutto per il tipo di fumetto che facciamo. In verità conosciamo poco i problemi che hanno portato alla chiusura o interruzione delle produzioni Panini succitate, quindi preferiamo non formulare un giudizio preciso. Riguardo a Nirvana, possiamo dire solo che abbiamo chiesto, e in verità ottenuto senza problemi, il completo controllo di quello che va in stampa. Tutto quello che leggete è opera nostra e, fino alla fine, cercheremo di giocarcela. E vorremmo ribadire che le pagine che compongono l’albo sono 64, 46 di tavole a fumetti e le restanti di extra che fanno comunque parte della storia; non capire questo, o ignorarlo volutamente, vuol dire capire – o considerare – solo il 70% dell’operazione Nirvana. La verità è che ci è stata data un’occasione troppo grande per lasciarsela sfuggire limitandosi a fare calcoli di marketing e di convenienza: ci è stata data la possibilità di ampliare i canoni del fumetto nazionalpopolare, di spaventare i moderati, di sconvolgere gli amanti della tradizione e del politicamente corretto, di essere cattivi, innovativi, stupidi, liberi e spregiosi. E tutto questo nell’equivalente fumettistico della prima serata televisiva. Una cosa che non capita molto spesso, soprattutto in un Paese bloccato come l’Italia. Per questo ci siamo detti: freghiamocene delle mode, delle parodie e degli ammiccamenti al pubblico e andiamo dritti per la nostra strada, ché ci sarà da divertirsi.
Quando i lettori vi dicono "che brutto Nirvana", "com'è palloso Nirvana", "Nirvana non fa ridere", "la solita roba alla Don Zauker", "mi aspettavo fosse come Don Zauker, Nirvana", "i Paguri dovrebbero partecipare alle discussioni con i lettori a cui non è piaciuto Nirvana, e confrontarsi" e "non mi è piaciuto come i Paguri si sono confrontati con noi lettori", non vi viene da dire "che due coglioni, porco d*o!"?
Guarda, non siamo due lama tibetani, e per molto, molto meno ci capita di sfogarci in lunghe telefonate di bestemmie e commenti su quanto sia bella (o deprimente, dipende dai punti di vista) la varietà della specie umana, nell’italico Paese.
Ma in questo caso sapevamo in partenza che avremmo fatto qualcosa che avrebbe diviso il pubblico fra entusiasti e critici accaniti. In realtà lo abbiamo sempre fatto, semplicemente perché prendiamo una posizione che non si preoccupa di accontentare tutti e la perseguiamo, anche a costo di generare scontento (e assumendocene la responsabilità, ovviamente). L’evoluzione chiave rispetto ai lavori precedenti è stata l’allargamento alla grande distribuzione, che ha amplificato le reazioni per quantità e portata. Tutto qui.
La cosa bella, che probabilmente è anche quella che viene meno digerita da tanti, è che a noi vanno benissimo le critiche perché, così come i commenti positivi e forse più di questi, aiutano a guardare il proprio lavoro con occhi differenti e magari anche ad accorgersi di cose delle quali non ci saremmo mai accorti.
Certo, se queste critiche sono motivate e argomentate va ancora meglio, ma va bene lo stesso.
Per cui, ai nastri di partenza, mettiamo in conto anche critiche del tipo: “fate schifo al cazzo! Non mi piacciono i vostri fumetti e non vi comprerò mai più nella vita! Vi puzza il fiato! Siete due stronzi, etc...”
Ci lasciano un po’ perplessi, invece, altre critiche di persone che, per disinformazione, pigrizia, durezza, malafede (queste ultime due in quantità astronomiche) e perché no, anche nostra incapacità nel comunicare, dimostrano di non aver capito.
Cose tipo: “Che pezzenti, fanno pagare il numero zero quando non è composto da altro se non le stesse tavole che leggeremo anche nel numero uno!” quando il numero zero era totalmente inedito e lo avevamo ripetuto mille volte, ai 4 venti.
Ma gli esempi sono molti, e molti parecchio deprimenti.
Per questo abbiamo cercato di illustrare le nostre intenzioni sul forum di Comicus. Perché, nonostante abbiamo rilasciato un miliardo di interviste, nonostante abbiamo ben due siti internet e una pagina Facebook, ci sembrava che in tanti non avessero ben capito quello che volevamo fare.
Cioè un fumetto nuovo, diverso, grottesco, violento, coraggioso, moderno, che prendesse posizione su diverse tematiche e soprattutto con una sua trama che non fosse finalizzata solo alla costruzione della gag comica.
Poi, se uno queste cose le ha capite benissimo e non le apprezza lo stesso, pazienza, ci mancherebbe altro.
Però l’accusa – quella sì davvero tendenziosa – di non voler interloquire con i lettori la respingiamo fermamente.
Se uno si degna di leggere, senza malafede, preconcetti, o crisi isteriche degne di Vittorio Sgarbi o Maurizia Paradiso, nel comunicato abbiamo scritto due cose fondamentali:
1) Non ci piace alimentare polemiche artificiali per poi sfruttarne la risonanza in termini di visibilità.
2) Siamo più che aperti a parlare e confrontarci con tutti. Anzi, abbiamo invitato tutti a scriverci e a commentare sul nostro sito. E’da sempre nostra abitudine, piacere e premura, quella di interagire direttamente con i nostri lettori, per cui le polemiche in questo senso sono davvero pretestuose ma, stando al punto di cui sopra, noi ci fermiamo qui.
Quanto durerà questo primo storyline, e dopo cosa accadrà, ci sarà una saga completamente nuova o la continuity sarà serrata e quindi collegata a precedenti avvenimenti?
Se per primo storyline intendi la prima stagione (abbia pazienza, siamo gente semplice) durerà 6 numeri a cadenza bimestrale.
Un’eventuale seconda stagione è tutta da vedere.
Nel senso che non ci abbiamo ancora pensato; tante sono le cose che possono influire in tal senso: risultati di vendita, denunce penali, accordi commerciali, voglia, cazzi vari...
Diciamo che, da subito, la nostra intenzione era quella di fare un qualcosa che avesse comunque una fine. Le storie tirate per le lunghe solo per spillare soldi ai lettori o fare del merchandising non ci piacciono. Quindi, boh... se mai dovesse esserci una seconda stagione, avrà sicuramente una sicura continuity con la prima, ma sicuramente non sarà per sempre.
Avete già avuto risultati sulle vendite del primo numero e del numero 0? (se sì, come è andato)
No, non sappiamo niente. Non crediamo che sapremo nulla almeno fino al terzo-quarto numero.
In verità il numero zero è stato un esperimento. E’ stato distribuito solamente nelle fumetterie (niente edicole) e neanche in maniera diffusissima.
Le copie che Panini aveva portato a Lucca sono andate esaurite nei primi 3 giorni, però Lucca non fa testo.
Noi siamo comunque convinti che sarà il numero 2 a fare la selezione definitiva tra quelli che smetteranno, scappando inorriditi con il sangue dal naso e la perdita del controllo dei propri sfinteri, e quelli che intenderanno continuare la lettura della serie.
Sì, qualcuno è scappato già dopo il primo numero, ma non possiamo davvero accontentare tutti.
Solo i mediocri ci riescono.
5 commenti:
Il primo numero non mi ha entusiasmato, dopotutto ho sul letto il secondo... Quando leggo un fumetto spero sempre che mi conquisti, quindi niente pregiudizi! Speriamo bene.
A me è piaciuto. Certo non ti suscita la risata immediatamente, come può accadere leggendo Rat-man, ma da parte mia continuerò a comprarlo (anche perché non mi piace lasciare le serie a metà)
A metà perché chiude col numero 4?
Posta un commento