"In virtù del vale a dire, non ho idea su quel che accade, ma so che la gente prende piede, un sucker è per sempre ed è pur sempre un sucker a prescindere" [Gruff]
L'impatto del magazzino sulla fumetteria è notevole.
A scanso di equivoci premetto che la mia è una piccola attività, niente quindi a che vedere con negozi da 200mq, 3 dipendenti e 2 proprietari.
Non ho dietro le spalle catene come collanine e quello che dico non lo dico a nome di nessun altro a parte il mio. Questa nota è per i giornalisti d'assalto.
Quanto dico non è oro colato, ma quella che ai miei occhi è la verità.
Mai pe jabbu.
Il magazzino in negozio è un dito bello grosso e se il negozio è il tuo non gradiresti l'infilaggio. E qui ci sta poco da dire.
E' chiaro un pò per tutti quelli che non sono nè editori, nè distributori di fumetti, che comprare dei fumetti rappresenta per chi paga quei fumetti, un costo e che un costo a sua volta assomiglia molto, ma molto (diciamo al punto da esserlo sul serio ma serio) una spesa.
Fatta con soldi veri, eh, intendiamoci, non con banconote tipo quelle di quel gioco dove vicolo stretto non lo vuole nessuno. Ecco diciamo che più che al Monopoli il magazzino della fumetteria si avvicina molto di più a quell'altro gioco.
Crack, l'emozione di vincere perdendo un miliardo.
La situazione attuale del mercato fumetto, in cui i librai specializzati ordinano sempre meno, non si è manifestata per cause superiori all'intelletto umano, o per motivi astronomici tipo le eclissi che si verificano ogni 25 anni fahrenheit.
Non è una cosa tipo la venuta del Signore al contrario, in cui tutti la pigliano nel culo.
Non è nemmeno una congiura spontanea dei negozianti, o un fatto tipo le malattie temporali che ogni tot anni puniscono questa o quella generazione. Peste, lebbra, Boncompagni...
Si è arrivati a questa situazione perchè chi tiene i fili del gioco, chi si è autoproclamato re del condominio (i distributori) non ha voluto agire diversamente da come ha agito.
Si è arrivati a questa situazione perchè chi sta più in alto nella catena alimentare di questo microcosmo di ciabattai, rispetto alle ultime due ruote del carro, librai e clienti finali, e avrebbe potuto difendersi (magari perdendo, ma almeno avrebbe dovuto provarci) (gli editori), è stato lì a puppare, beatamente, la servula del potente, in cambio di quattro denari che manco giuda, quel caino, avrebbe accettato. Orcodio (tanto per citare il Premier e dimostrare che anch'io sono un buon cattolico).
Si è arrivati a questa situazione seguendo un disegno ben preciso, che anche ai più ciechi del sistema era evidente: raccogliere quanto più possibile oggi, disinteressandosi *totalmente* del futuro. Del domani.
Di oggi, ormai.
Non ci si è mai preoccupati del danno reale che può causare l'assenza totale di riciclo del materiale fermo. Non per ultima la perdita della fiducia del negoziante, nei confronti di chi pubblica e di chi distribuisce.
Il magazzino è un fattore importante che viene spesso sottovalutato. La situazione è intricata ma se esposta credo diventi molti intuitiva anche ai più esterni al settore:
- Metri quadrati di superficie in cui depositare decenni di invenduto, di materiale usato, di serie interrotte, di pupazzi, carte collezionabili, banner, registratori di cassa, estintori, cani morti;
- Mobili che non bastano mai, che aumentano, diventano più alti, riducono lo spazio tra ripiano e ripiano, aumentano la superficie espositiva, ruotano, si girano, si trasformano, alcuni cazzo si stanno ingroppando tra loro, pur di venire incontro alla mole di uscite;
L'assenza di reso, l'assenza totale, assoluta, ingiustificata e cancerogena, l'assenza indifferenziata del reso, ha raggiunto l'apice del male. Il guadagno del libraio specializzato è tutto lì, cioè, starebbe lì se fosse negoziabile uno scambio "merce/denaro". E' lì, nel capitale immobilizzato, paralitico e in coma irreversibile. E' quei volumi che ha acquistato e pagato regolarmente, è ciò in cui ha creduto, è il capolavoro che solo lui e l'editore hanno compreso, ma che il lettore, porello, è lento a farsi piacere. E' la mancanza di fiducia di cui parlavo prima, che ora finalizza tutta nel (non) acquisto delle nuove proposte.
A distanza di anni (il mese prossimo quest'attività compirà 9 anni) e da qualche tempo, ogni volta che faccio un ordine da quelle riviste improbabili che sono Anteprima e Mega, ogni mese, mi fermo e mi guardo intorno.
Vedo quei capolavori imperdibili che rappresentano il mio guadagno, fermi lì nei mobili. Vedo quei capolavori Lexy, Freebooks, Bottero Edizioni, Star Comics, Panini Comics, Planeta DeAgostini, BeccoGiallo, Indypress. Vedo quelle riviste NPE, le pile di Ganesh, gli indipendenti, la Factory, la Liska Prod, le montagne di supereroi, le colonne di riviste Coniglio Editore. Vedo i volumi Magic Press, vedo tutte quelle centinaia di volumi seriali ormai invendibili (magazzino a coma irreversibile) perchè orfani di questo o di quel numero, centrale, o iniziale, o finale.
Vedo questo e ordino di meno. Per non correre il rischio.
Non si tratta di aver ordinato male. E' che a furia di mettere piscio il pappagallo si riempie.
Per non correre il rischio.
Perchè in tanti anni questo ha insegnato l'esperienza: è meglio la certezza di non vendere che l'altissima probabilità di mandare in vacca un guadagno.
E allora niente più punizioni, che tanto nessuno è colpevole.
Niente punizioni, tiri solo calci di rigore. Vai sul sicuro e si fotta il resto che tanto di certo non ti manca l'offerta.
E poi comunque non c'è spazio.
Perchè quando si ordina del materiale nuovo, bisogna porsi due domande, prima ancora di pensare se il prodotto è vendibile o meno.
Una è con cosa pago? E vorrei dire...
L'altra è più imbarazzante.
Dove li metto?
Ho palate di merda così alte in negozio che se ci metto un volume di Magnus inizia a puzzare come un fumetto del peggio editore italiano, che non faccio nome che non mi piace cagarmi nel blog.
Per permettermi di poter prendere roba nuova e poterla esporre ho ideato anche un 3x2 il cui unico scopo è quello di fare spazio. Spazio per poter mettere altri fumetti e metterli nelle condizioni di essere venduti. Esporli, proporli, farli apprezzare.
Perchè è tutto racchiuso qui: se non esponi non vendi e se non puoi esporre, non compri.
Non credo che questa situazione sia solo mia, credo possa essere condivisa anche da altri negozianti, librai specializzati.
Il magazzino è una questione importante, spesso sottovalutata, del perchè oggi si ordini meno dello scorso anno, anno in cui si è ordinato meno del precedente, e così via.
4 commenti:
cmq max da questo post si deduce che son solamente i clienti e le fumetterie a rimetterci o ad avere la peggio. Non sono d'accordo. Sono anche gli editori che si fidano troppo dei loto distributori in "esclusiva" e danno carta bianca. Senza immagina che hanno una politica organizzativa e di gestione vecchia di 20 anni. I distributori sono gli unici a non rischiare.
E' tutto talmente semplice che l'ho capito da un pezzo anch'io, che i fumetti mi limito a leggerli.
la sai una cosa strana? io e Giuse stiamo riordinando la nostra collezione e noi che abitiamo in un bilocale siamo messi un pò come te. Vorremmo far circolare i fumetti che abbiamo già letto, ma che magari sono doppioni, o sono meno interesanti per noi di altri volumi. Avevo persino pensato "li regalo tutti a Max che magari ci fa due lire" ma ora mi tratterrei dal farlo perchè ti creerebbe problemi.
Magari pensare una operazione promozionale, con bookcrossing di fumetti targati e imbottiti con i volantini Mondi Sommersi in giro per Lecce? Ti liberereresti di volumetti di poco valore e ti faresti promozione... chissà. A Rovigo, paesino natìo, ci sono diversi bar con libreria e bookcrossing.
Quanta saggezza... lavoro in un campo merceologico completamente diverso, ma la situazione è la stessa, con assenza di reso e magazzino in aumento, che si quantificano poi in comprare molto meno. Come comprendo il "preferisco perdere una vendita, che essere sicuro di perdere un guadagno".
Da un anno, svendo letteralmente sotto costo alcuni modelli usciti 2 anni fa, ancora appetibili, solo per far cassa (tanto ormai sono pagati nel passato), e soprattutto PER FAR POSTO.
solidarietà...!
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