lunedì 9 febbraio 2009

Il senso d'Appartenenza.


"Dice come va? e come vuoi che vada, va... / claro bro, si sa, che sta routine dei saluti a volte sfava / e come nella jam "evviva, evviva!" / mi parlano di flava / unità nella dancehall, si ma quando mi va" [Gruff - Cose Che]

La prima volta che sentii questi discorsi avevo 16 anni ed era il 1995.
Frequentavo i soliti posti, quei portici che ci hanno cresciuto, quei gradini, quella casa, e tutto con i miei amici, gruppetto affiatato amante del rap, dell'hiphop.
La doppia H.

"Gli Articolo 31 si sono venduti"
"Franky Hi Nrg sta Quelli che il Calcio"
"I Sottotono sono nei negozi di dischi, che schifo!"

Poi come un cattivo remake, tanti anni più tardi fu il momento di Fabri Fibra. Non erano gli stessi amici, quelli non sono mai per sempre, il senso di appartenenza a qualcosa che non ti appartiene invece, quello è per sempre.

"Fabri Fibra s'è venduto", "Fabri Fibra va alle trasmissioni TV", "Fabri Fibra ora mi fa schifo".

Come se queste persone non fossero libere di appartenere a sè stesse, di decidere per loro, e tutte le loro azioni dovessero essere monitorate da quel piccolo, ristretto, inutile e infantile gruppetto sparuto di fan.
Il risultato è che la nicchia resta nicchia e il valore di quello che tanto amano questi seguaci resta inespresso, soverchiato dalle parole, dalle tante pugnette e dagli imbarazzanti atteggiamenti di distacco sociale mascherato da "differenzazione".

Cose simili, laddove non uguali, accadono nel mondo del fumetto. Allo stesso modo, questo mezzo resta soffocato dalla chiacchiere, dal quella sensazione di nerd costante e sgradevole, di infantile rivalsa nei confronti di ciò che (dichiaratamente) si adora, ma che all'atto pratico, con i propri atteggiamenti, si confina alla nicchia, come indiani nelle riserve.

Spesso mi capita di assistere a discorsi su quanto sia pessimo questo mangaka o quanto sia invece all'avanguardia quest'altro, quando la differenza sostanziale è solo il tuo gusto, perchè il target è il medesimo e la trama non si differisce davvero di un nulla. Sento questi discorsi su quanto abbia perso punti agli occhi del lettore, quell'autore, reo di aver avuto successo e di essere uscito fuori da quella nicchia per soli nerd inconsapevoli, che lo hanno sostenuto fino a quel momento.
Sono gli stessi discorsi del 1995, cambiano solo il soggetto e gli interlocutori.

Ma il fumetto resta inespresso.

Quello che ci frega è questo senso di appartenenza che non ci appartiene, questa mancanza di coraggio di spogliarci dalla nostra sfiga e uscire allo scoperto, dove c'è la luce, dove ci sono i cugini libri che chi li legge è figo sia a 8 che a 70 anni, sia se è maschio sia se è femmina.
E sapete perchè chi legge libri è figo?
Perchè oltre ai libri, ha una vita.
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1 commenti:

Thomas Magnum ha detto...

Heh, quoto.

Succede persino tra art director. Quando uno, finalmente, realizza una campagna che fa rumore, allora "si è venduto". Assurdo.
C'è un popolo di contestatori a priori, là fuori, che non ha davvero un cazzo da fare tutto il giorno. Si comprassero un cane.

Certo, nella "doppiaH" sono maestri in questo.
Ricordo ancora il primo ascolto de I Mattacchiones, con Turi&Ivan che si beffavano dei 3/4 di quello chè sempre stato il loro pubblico, i "seguaci", i "discepoli" e stronzate varie.

Quel senso d'appartenenza a qualcosa che in realtà non ti appartiene affatto è un cancro che attacca allo stesso modo tutte le arti.
Un pò come George Lucas che pare debba chiedere il permesso ai fan ogni volta che ha un'idea per il suo Star Wars.
Poi, all'improvviso, si diventa adulti e si capiscono - o addirittura giustificano - tante scelte altrui.
Io ho conosciuto quelli della peggior specie. Quelli che si compiacciono di mostrarsi comprensivi nei confronti di certi artisti e poi, dentro, covano ancora quell'invidia rabbiosa da marmocchi perdenti.
Poi arriva Bassi e tira fuori la storia del mettere mano al portafoglio e ottenere rime cariche d'orgoglio e ci vive, dell'esistenza di quelle persone. E loro che ancora ci credono.
In Ammmerica hanno sintetizzato meravigliosamente questo disturbo mentale con una parola:
Haters.