giovedì 14 giugno 2007

E il tutto scomparve


Questa è la storia di un bambino e del suo pallone.

Il bambino andava a scuola e amava il gioco del pallone.
Aveva un pallone rosso, di quelli marcacane, un "supertela" che suo papà gli regalò quando il cane del vicino gli bucò il "mundial".
Fu un brutto colpo per il bambino, che amava il mundial con tutto se stesso e che vedeva in esso il suo giocattolo preferito.
E ora il mundial non c'era più.

Il bambino cadde in un silenzio pericoloso per la sua età, perse il sorriso, la voglia di correre e giocare tipica dei suoi coetanei e il suo papà, temendo che non si potesse riprendere più, gli regalo un nuovo pallone.
E adesso il mundial non c'era più perchè suo padre gli regalò un supertela.

Al bambino gli ci volle un pò per affezionarsi al supertela. Ogni volta che era con lui, per quanto il supertela fosse rosso, più rosso del mundial (e il rosso era il suo colore preferito), il bambino pensava sempre alle giornate passate con il mundial, ai calci tirati, ai passaggi con gli amici, ai tunnel, alle giornate sulla spiaggia. A quegli effetti che solo il mundial sapeva prendere, con un calcio ben assestato, se il vento era favorevole.
Ma ora il mundial non c'era più. C'era il supertela al suo posto.

Col tempo, ma neanche tanto tempo, il bambino si rese conto che tutte queste cose, i calci alla palla, i passaggi con gli amici e perfino i tunnel gli venivano meglio. E grazie proprio al supertela, ora aveva nuovi amici con cui giocare al gioco del pallone. E gli effetti venivano addirittura meglio perchè da quando aveva il supertela il venticello ideale era costante.
So che è impensabile, ma sono sicuro che nello stesso istante in cui il bambino cominciò ad apprezzare il suo nuovo pallone, questi, in tutto il suo colore rosso, apprezzava il bambino, favorendogli tutte quelle azioni che prima erano del mundial.
E il bambino fece una promessa al suo pallone.
Una promessa che non avrebbe mai tradito.

I giorni passarono e arrivò finalmente l'estate.
Un'estate lunghissima, calda e piena di arenili. A volte afosa, a volte semplicemente perfetta.
Anche quando pioveva e la pioggia era battente, forte, pesante, il bambino restava li, in attesa che rispuntasse il sole, giocando dentro casa con il suo supertela. In attesa che il sole rispuntasse da quella finestra da cui un tempo guardava con il vecchio mundial lo scendere della pioggia.
Tiri sul muro, rimbalzi improbabili, anche la semplice visione di un film, o il mangiare un gelato alla fragola, se accanto c'era il suo pallone supertela, era per lui un "giocare", un vivere bene.

Il supertela e il bambino divennero inseparabili.
Per il mundial non c'era più spazio. E chi se lo inculava più il mundial. Ormai c'era il supertela con i suoi effetti, i suoi rimbalzi improbabili, i suoi amici, i suoi arenili, i suoi passaggi sulla spiaggia, i suoi gelati alla fragola, i suoi film davanti alla tivù, seduti sul divano.
Il supertela quando era con il bambino diventava ancora più rosso della già forte tonalità che comunemente aveva.
Il supertela non poteva fare a meno del bambino come il bambino del supertela.

L'estate fu lunga, molto, molto lunga ma ciò nonostante anche quell'estate raggiunse i suoi ultimi giorni.
Fu in questi ultimi giorni che il bambino tirò il suo calcio migliore al suo pallone. Un calcio così vigoroso, potente, che il pallone prese delle proiezioni indicibili, merito (colpa?) anche dei venti che proprio in quel momento si alzarono, portando il pallone lì dove il bambino non riusciva a guardare.
Lì dove il bambino non poteva arrivare.
Lì dove il bambino non sapeva parlare.

Il bambino perse il suo pallone e pianse, a dirotto, tanto, fino alla fine dell'estate.

Il bambino non vide più il suo pallone e questi più vide il bambino.
Il pallone era lì, seppur distante, in attesa di essere raccolto, in attesa che il bambino come ogni giorno lo andasse a riprendere, per vedere un film, per mangiare un gelato, per fare anche solo due tiri.
E lo aspettò sotto le foglie che dagli alberi cadevano, sotto la neve fredda dell'inverno che venne, sotto il sole cocente della nuova estate.
Piangendo.
Ma senza mai perdere le speranze, perchè il bambino glielo aveva promesso: "non ti lascerò finire come il mundial".

E il pallone a furia di aspettare il bambino, fu deformato dal sole.
E il bambino morì vecchio, alla ricerca del suo pallone.

E tutto scomparve.
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3 commenti:

shezan ha detto...

Era Supertele, non supertela.

HulkSpakk ha detto...

lo slang, shezan.
Lo slang.

dark0 ha detto...

che palle però!

scherzi a parte molto bella ed evocativa stà storia, bravo hulk!