lunedì 27 luglio 2009

Che poi dici che a uno gli girano


"Sono così pochi questi dindi che li guardo da vicino, li sorveglio come bimbi. Perdo tempo a dare un nome ed un cognome ad ogni soldo, sono così pochi questi dindi che li guardo" [Dargen D'Amico]

Bella foto, eh?
Prima era sana. Prima di andare in banca, dico.
Prima di scoprire che era falsa.
Prima di questa mattina, quando ho pensato di depositarli.

- Questa è falsa.
- Bella lì, m'avran fregato.
- Ora devo tagliarla.
- COOOSA?
- Devo tagliarla, per forza. Dovrei anche farti il verbale ma ti conosco e possiamo passarci su...
- Che mi frega, fammi il verbale ma lasciami i 20 euro.

Niente da fare.
Non sono sicuro, ma credo che si aspettava un grazie.

venerdì 24 luglio 2009

Le strategie AntiCrisi nella fumetteria moderna

"Il rap per me è dire cose che non credi su una musica non tua / Il rap per me è fare finta che domani muori / Il rap per me è dire cose che non credi, no / Il rap per me è fare finta che domani muori" [Dargen D'Amico]

Tremonti può dire il cazzo che gli pare, sono solo fregnacce.
Berlusconi farebbe meglio a stare zitto che a furia di far girare l'economia questa s'è offesa e se ne è andata.
Anche gli editori di fumetti certe volte sarebbe il caso restassero in silenzio. E fermi.

Cosa può fare una fumetteria per resistere alla botta della crisi?
Le stesse identiche cose che fa nei periodi felici, ma è il caso di farle in maniera potenziata: ridurre gli acquisti. Tagliare. Eliminare. Ridurre i costi. Annullare i refusi.

In un sistema come quello del fumetto, le cui vendite procedono in maniera piramidale, dove all'apice ci sono le vendite del settore asiatico (manga, manwa ecc) e alla cui base si trovano tutti i piccoli editori, dalle produzioni di supernicchia con edizioni più o meno curate e con i prezzi più o meno moltoalti, e al cui centro conseguentemente troviamo fumetti americani, di autori di grido o di rare eccezioni, è naturale immaginare che i primi a soffrire del taglio saranno i piccoli.

In un momento di crisi è difficile pensare di investire denaro in prodotti venduti con la formula del conto assoluto su editori medio/piccoli come Nicola Pesce, Q Press, Bottero Edizioni, Cagliostro Press, Flashbook, FreeBooks, Italycomics e altri, se non si dispone già di un bacino di utenza a cui proporre i relativi albi e di cui siamo certi che l'acquisto venga completato e quindi portato a termine.
E' ovvio, che se si sa di poter vendere un prodotto perchè si è precedentemente lavorato nell'ottica di creare clienti per quel ramo di proposte/articoli, da parte del negoziante l'acquisto dello stesso viene fatto in maniera più o meno sicura. Se si hanno dei preordini è ancora meglio, perchè salvo abbandoni delle caselle con i relativi prodotti messi da parte, l'oggetto è quasi certamente venduto.
Presto o tardi, a discrezione del rispetto che ha il cliente nel servizio reso dal negoziante, e delle abitudini che gli ha inculcato i/il fumettaro.

Per il resto bisogna muoversi con accortezza.
Laddove non si ha un bacino d'utenza generato col tempo e con gli sforzi del negoziante o dell'editore (ItalyComics con il FCBD e chi ha aderito ai conto vendita AFuI e di Golden Distribution, ma ci torno), bisogna evitare come la peste l'investimento in conto assoluto.
Per contrastare la crisi non è il caso di invistere su ciò che non è sicuro almeno al 100%.
Se volete proporre al pubblico gli editori minori è certamente il caso di partire con il (e rimanere sul) conto vendita.
Attualmente l'unico distributore che effettua il conto vendita è Golden Distribution.

Muoversi in questo senso permette al negoziante di limitare i danni procurati dall'invenduto prodotto dalle meccaniche del conto assoluto, fermo restando però che essendo i fumetti degli editori esclusivisti di Golden fin troppo di nicchia, senza lo sforzo del negoziante di leggerli, farseli piacere e individuare il cliente predisposto, l'idea della vendita resta lontana.
La capacità e la propensione del negoziante da cui dipende tutto il fumetto italico rivolto alla fumetteria rappresenta ancora una volta un fattore determinante, laddove non l'unico vero fattore.
Ma a queste condizioni si può provare.
Nota: attualmente (se non ricordo male) Golden Distribution ha in catalogo:

- Nicola Pesce Editore
- Q Press
- Bloom
- GG Studio


Per il resto il fumettaro taglierà, taglierà a taglierà.
Ok. Ma che taglia?
Si parte dagli editori sconosciuti. "Se già non sei presente nel mio negozio, non ci entrerai certo adesso. Non in conto assoluto. Non se non hai un cavallo di battaglia. Anzi di più: uno stallone da battaglia."
Questa è la filosifia con cui mi muovo.
Meglio lavorare con pochi editori disposti al dialogo, a promozioni, a incentivi all'acquisto e al reso (non necessariamente tutto insieme, per quanto mi piacerebbe e troverei corretto) e di cui conosco già lo storico e le relative proposte.
In questo modo si limiteranno le perdite e la diluizione dell'investimento.
Meglio 20 lettori che leggono UNA testata che 5 lettori che leggono 4 testate diverse.

Spingere quanto più possibile i volumi e le serie che si conoscono, individuando i clienti ad essi adatti e proponendoli fino a saturare il proprio bacino di utenza, limiterà gli sprechi rappresentati dall'acquisto di altri titoli che inevitabilmente rimarrebbero sugli scaffali per troppo tempo. Investire 200,00 euro su UN unico volume e investire 200,00 euro spalmandoli su DUE o peggio ancora PIU' volumi, è diverso: disperde l'attenzione del cliente e gli abbassa la soglia di fiducia. Nessuno è purtroppo abbastanza cretino da credere che tutto quanto è esposto in fumetteria sia un *capolavoro*, checchè ne dicano i rispettivi editori.

Già dire al cliente che sia Watchmen, sia V for Vendetta, sia Il Ritorno del Cavaliere Oscuro, sono dei capolavori comporta il rischio di non essere creduti. Figuriamoci se dobbiamo spacciare per capolavori due titoli come David Murphy e Rourke. Puntare solo su uno dei due è meglio, poi se va bene, l'altro titolo lo venderai sulla scia del primo.

E' ovvio che nel sistema di taglio delle proposte ricadono tutti quegli editori che:

- vendono niente.
- vendono poco.
- mancano di rispetto ai negozianti.
- scrivono articoli su riviste e web che danneggiano l'immagine del fumettaro e/o della categoria.
- non danno comunicazioni chiare, decise e poi rispettate dei propri programmi editoriali.
- troncano le pubblicazioni.
- hanno prezzi alti e edizioni scadenti.
- pubblicano in maniera altalenante e/o caotica.
- sono sconosciuti.
- hanno scontistiche basse laddove non offensive.

Spesso ci si chiede se eliminare i piccoli editori non possa danneggiare l'immagine del negozio al pubblico informato, al pubblico che ne sa. No, non danneggia. Non danneggia niente perchè il pubblico informato, quello che ne sa, è così ridicolo al fine meramente numerico che lo sforzo profuso nell'offerta e nel servizio, sia dal punto di vista economico che da quello fisico (leggere, conoscere, esporre, far ruotare, ecc...) non viene assolutamente bilanciato dalla rendita di quella (a mio avviso purtroppo) limitata fetta di lettori.

Un altro aspetto che va preso in considerazione è la ricalibrazione degli ordini.
Normalmente un prodotto massmarket viene acquistato in quantità X con l'ottica di vederlo completamente venduto in 2 mesi circa, a seconda di come lavora il negoziante. Allo stesso modo un prodotto di nicchia viene acquistato per essere venduto in un lasso di tempo non superiore ai 5 mesi. E' naturale pensare che, se manca la materia prima, ovvero il cliente che compra questi fumetti, i tempi tenderanno ad allungarsi.
A questo punto le quantità del preordine dovranno necessariamente essere ritoccate e abbassate con lo scopo di ridurre quel tempo al momento identificato in X mesi di una percentuale di giorni sufficiente a coprire le spese. Personalmente identifico questa percentualmente in un 30% circa.

Ridurre, spesso però porta alla scomparsa dagli scaffali di tutte quelle proposte che sono state fino a questo momento acquistate nella quantità di un 1x (una copia per volume). A livello numerico apparrà che gli unici a subire la crisi siano appunto i piccoli editori che pubblicano queste proposte, quando invece il calo sarà generico e avvertito anche dagli altri, solo in proporzione differente.

A questi editori non resta che proporre il conto vendita o, in alternativa, scomparire. O magari fare entrambe le cose.
Ma magari di questo ne parlerò la prossima volta.

venerdì 3 luglio 2009

Trova la Differenza

Trova la differenza:



Edit:
Ecco qualche suggerimento utile:

- sono entrambi Politici molto importanti
- sono di nazionalità diverse
- entrambi sono momenti importanti della politica del proprio paese
- la differenza è un fatto realmente accaduto/non accaduto.